Veltroni si dimette

Dopo sedici mesi il leader del Partito Democratico dà le dimissioni. Non ha retto all'ennesima sconfitta, quella patita in Sardegna, consegnata a Berlusconi e alla Pdl. Franceschini potrebbe prendere la guida del partito fino alle nuove primarie. «Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto»

Walter Veltroni, dopo sedici mesi alla guida del Partito Democratico, si dimette. «Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto». Queste le parole d’addio in una giornata , quella di martedì 17 febbraio, dove prima le dimissioni sono state annunciate, poi respinte dal gruppo dirigente del Pd e poi riconfermate da Veltroni. (foto durante il comizio al teatro Apollonio di Varese)
L’ex numero uno del Pd non ha retto all’ennesima sconfitta, quella patita in Sardegna, consegnata a Berlusconi e alla Pdl . La vita politica  di Veltroni in questo anno e mezzo non è stata facile. La sua leadership è stata messa in crisi più dalla nomenclatura interna che dagli avversari del centrodestra. «Per molti sono un problema e io sono pronto ad andarmene per il bene del partito. Il mio mandato è a disposizione».

La decisione di mollare non è arrivata inaspettata, troppo contestato nelle scelte di fondo a partire dalla scelta maggioritaria fino all’alleanza con Di Pietro passando per l’esclusione della sinistra più estrema.
Per questa mattina, mercoledì 18 febbraio, è atteso il coordinamento del Pd e l’ipotesi in campo è di convocare al più presto l’assemblea costituente, organismo legittimato ad eleggere un nuovo segretario provvisorio del Pd, in deroga a quanto prevede lo statuto che dispone il ricorso alle primarie per la scelta delle candidature e, quindi, l’elezione del segretario. A breve ci sono le elezioni europee ed amministrative e il congresso del prossimo autunno. Il coordinamento, all’unanimità, avrebbe chiesto al numero due Dario Franceschini di fare da "traghettatore". Tra le ipotesi che circolano c’è però anche quella di una gestione collegiale, anch’essa ovviamente transitoria.

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Pubblicato il 18 Febbraio 2009
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