Villaggio Giuliani e Dalmati: da ghetto a casa di tutti
Nei primi anni sessanta fu edificato per i profughi cacciati da Tito poi ospitò gli italiani di Libia e infine la nuova immigrazione dai paesi extra-comunitari
Busto e i Giuliani e Dalmati, una storia che parte da lontano. Oggi l’amministrazione si è trovata davanti al monumento di via Giuliani e Dalmati, dedicato a San Biagio, per ricordare l’eccidio delle foibe effettuato dal regime comunista jugoslavo ai danni di migliaia di italiani colpevoli di vivere in quella terra, un tempo italiana. In quella via di Busto Arsizio, nei primi anni sessanta, sorgeva un complesso di palazzi costruiti appositamente per ospitare i profughi che, fuggendo dalla Dalmazia, si sono salvati ma dovettero subire un lungo calvario tra campi profughi di fortuna e accoglienze non sempre calorose.
Lo racconta Elvira Drioli, 45 anni dopo essere arrivata a Busto Arsizio, «con tre figli e l’immagine di una città nebbiosa – racconta – ricordo che oltre quel muro bianco, guardando alla finestra, immaginavo ci fosse il mio mare». Anche a Busto, quartiere Borsano per la precisione, l’accoglienza non fu delle migliori. I circa duecento Giuliani e Dalmati accolti vennero ospitati tutti in questa serie di palazzi, un po’ isolati dal quartiere e senza servizi nelle vicinanze. Col passare degli anni molti sono andati via e al loro posto sono arrivati gli italiani di Libia che lasciavano la ex-colonia.
Adriana Pastega, invece, racconta la sua esperienza di coordinatrice del campo profughi di Carpi: «Erano anni difficili, ci avevano ospitato in un ex-campo di concentramento della guerra e questo già non era il massimo – ricorda – lì coordinavo il campo. Dopo qualche anno sono venuta a stare qui, nelle case di via Giuliani e Dalmati». Oggi la donna vive ancora nel palazzo dei profughi e racconta di come la zona sia cambiata: «Sono state costruite le nuove scuole di Bosrano – racconta – e la nostra zona è diventata un tutt’uno col quartiere. Non siamo più il ghetto di una volta».
Anche don Mauro Magugliani, il parroco della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, sta cercando di unire il villaggio Giuliani e Dalmati alla comunità. Poco tempo fa, infatti, è stato festeggiato San Biagio con la benedizione della gola e gni anno si tiene la festa delle genti che unisce vecchie e nuove immigrazioni sotto un unico tendone: «Prima gli italiani di dalmazia, poi quelli di Libia, ora romeni, nord-africani e cingalesi – conclude il don – serviva un’iniziativa che rendesse tutti uguali».
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