Bilancio, il PD ripropone a Busto la “ricetta Franceschini”

Anzichè l'una tantum, il costo pieno dei servizi a domanda individuale per i redditi più alti. Ma i democratici nelle loro mozioni d'indirizzo richiedono anche interventi di social housing sui terreni comunali destinati alla vendita e un intervento deciso per riqualificare il calzaturificio Borri

Stasera si va al voto sul bilancio di previsione 2009 a Busto Arsizio: il consiglio comunale è in fermento, con le forze politiche pronte a confrontarsi. Tra le varie proposte di questi giorni, assumono rilievo quelle targate PD: se a livello nazionale il partito sta seguendo una linea di proposte "ardite" (sussidi di disoccupazione, una tantum di solidarietà sociale per i redditi oltre i 120mila euro), al livello locale non mancano riflessi. Ad esempio con la mozione d’indirizzo relativa ai servizi comunali a domanda individuale. Una sorta di versione in salsa bustocca della proposta Franceschini  su cui dibatte la politica nazionale è per certi versi quella che propone, per i redditi da cui risulti una fascia ISEE superiore a 30.000 euro, il pagamento del costo reale dei citati servizi che prevedano le fasce e per cui non sia già prevista la tariffa piena. Tutto con la motivazione che la revisione delle fasce ISEE dei servizi a domanda individuale è avvenuta, in parte – pur senza sostanziali cambiamenti per l’utente – solo per gli asili nido, ed è stato applicato l’aumento Istat annuo delle tariffe per tutte le famiglie, soggetti spesso colpiti duro dalla crisi.

Un’altra proposta che sta a cuore a D’Adda, Mariani & Co. è quella relativa al cosidetto social housing e che va "ad incastro" con le previste alienazioni di terreni comunali. Poichè queste, scrivono nella relativa mozione D’Adda e Grandi, "i valori di massima risultano più bassi di quelli correnti per il mercato", si invitano sindaco e giunta a vendere le aree al valore indicato a quei privati che si impegnino a realizzare interventi edilizi di social housing, e del 30% in più invece per chi non aderisse. Il maggior gettito di 1,2 milioni dovrebbe essere impegnato dal Comune per sistemare le strade cittadine, in stato notoriamente precario dopo un anno di piogge e nevicate.
Sul piano dei servizi sociali un’ulteriore mozione d’indirizzo invita sindaco e giunta a precisare, riguardo alla prevista razionalizzazione delle spese sul servizio tutela minori, che non l’economicità, ma il benessere dei soggetti tutelati resterà alc entro dell’azione.
Una quarta mozione d’indirizzo del PD riguarda l’ex calzaturificio Borri, a due passi dal municipio, vero "fantasma" del patrimonio immobiliare comunale fin dalla contestata acquisizione da parte della giunta Tosi bis. Tra le opere finanziate e non realizzate in anni passati D’Adda ricorda i 2,169 milioni di euro stanziatio nel 2001 per la ristrutturazione dell’immobile, invitando quindi una buona volta ad avviare il restauro, con tre opzioni d’uso possibili in prospettiva: per la sospirata Corte d’Appello, da tempo richiesta (ma forse, visti i precedenti, sarebbe più indicata una sezione distaccata della Corte dei Conti ndr); l’accorpamento di settori distaccati degli uffici comunali; oppure un polo bibliotecario d’eccellenza. In alternativa, presentare entro novanta un progetto di riqualificazione e destinazione che eviti il degrado cui al struttura sta andando incontro.

Alle citate mozioni d’indirizzo, cui va aggregata quella di Berteotti per il passaggio della tassa rifiuti a tariffa, visto che la copertura del servizio è attualmente di non più del 70% (si avvicinerà all’80% con l’aumento di quest’anno) si vanno ad aggiungere gli emendamenti presentati nei giorni scorsi. Uno, tecnico, dell’architetto Grandi va a modificare il documento d’inquadramento dei piani integrati d’intervento. Si chiede inoltre di innalzare la soglia di reddito per l’esenzione dall’addizionale Irpef comunale dagli attuali 8 mila a 10 mila euro di reddito, incidendo per 100 mila euro circa sul bilancio del Comune.
Sullo stadio Speroni si vorrebbero invece stornare 140 mila euro per la costruzione di un centro cottura a cui potrebbe afferire la mensa dei poveri, struttura che a Busto Arsizio manca: una proposta provocatoria e di monito, visto che la creazione della struttura è stata rimandata al 2011. A crisi finita, si spera. 

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Pubblicato il 17 Marzo 2009
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