La partita sull’acqua si gioca in Turchia
Il consigliere Mario Agostinelli, componente della delegazione della Regione Lombardia, racconta il quinto Forum Mondiale sull'acqua in corso a Instanbul. L'obiettivo è di inserire la crisi idrica mondiale nell'agenda internazionale

E’ conflitto aperto, direi preventivo, tra una grande spinta sempre più estesa e convinta a fissare per principio inalienabile, senza sottostare ad interessi privati o di singoli stati, un diritto del pianeta e dell’umanità e le forze economiche delle imprese e di alcuni Paesi che vedono nell’acqua una occasione di dominio.
L’international Day ha avuto grande successo ed ha, tra l’altro, dato l’occasione al Consiglio della Lombardia di portare a conoscenza l’esperienza di ripubblicizzazione del servizio idrico dopo la battaglia per il referendum dei 154 sindaci della nostra regione.
Il bellissimo viso e gli slogan cantati della sudafricana Virginia Setshedi hanno scandito interventi colorati e talvolta improvvisati, in una atmosfera festosa che ha contagiato anche primi ministri e parlamentari in giacca e cravatta. Si sono susseguite le reti africane, Rete Vida dell’America Latina, le reti turche che inglobano quelle curde, quelle arabe, canadesi e asiatiche, gli interventi dei sindacati, quelli degli amministratori comunali.
Direi che chi ha avuto più presa sull’assemblea non sono stati i ministri di Ecuador, Venezuela, Bolivia, che pure hanno parlato di cambiamenti delle loro costituzioni per associare l’acqua al bene comune, ma gli amministratori delle città, in particolare Malaga e Parigi, che hanno descritto le autentiche vittorie popolari, dal basso, delle loro comunità che si sono riprese assieme alla ripubblicizzazione degli acquedotti «il significato della vita e una più consapevole relazione con la natura».
Nella sessione delle autorità locali al Forum ufficiale si è registrata una profonda divaricazione tra chi parla di diritto e chi invece di sola opportunità, tra chi fissa la priorità sugli aspetti sanitari e igienici e chi sull’energia e la produzione di biocombustibile, tra chi vuole inserire la conservazione dell’acqua negli obiettivi preventivi della futura conferenza di Copenhagen sul clima e chi ne vuole valutare le ricadute solo in termini di disastri naturali da risarcire.
A sera Anil Naidoo, l’indiano che ha coordinato il “People’s Water Forum”, ci ha lasciato con una battuta in riferimento all’intervento della polizia contro i manifestanti ambientalisti turchi Lunedì scorso: «dicono di aver usato l’acqua degli idranti al posto dei lacrimogeni perché l’acqua del Bosforo non costa e con la crisi i costi dei gas sono alle stelle: non sanno che se gli idranti avessero potuto, avrebbero fatto obiezione di coscienza a sostegno dei loro amici e che l’acqua, con il suo ciclo rinnovabile, anche se spruzzata con violenza, alla fine torna al servizio di chi ama la pace».
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