Pro Patria sospesa tra speranze e paure
Continua le manovre attorno al club: la "cordata" si muoverebbe attorno a un grosso imprenditore lombardo ma intanto i creditori scalpitano. Squadra in trasferta a Novara con l'aiuto della tifoseria
Situazione sempre molto pesante intorno alla Pro Patria, oggetto di un angosciante tira e molla che rischia di lasciarla a terra. Non è un clima di olimpica serenità quello della squadra che domenica andrà a Novara per una delle "classiche" di stagione. Ci andrà con l’aiuto dei tifosi: e non solo in termini di tifo, bensì di risorse materiali visto che il pullman sarà pagato dal Pro Patria Club, gruppo forte di ben 500 tesserati e 33 consiglieri. Al di là di queste magagne, magari singolari ma indice della gravità del momento, la squadra ci crede e vuole lottare per un posto al sole e cioè dare l’assalto alla Serie B.
DEROGA STADIO – Un piccolo favore a Busto Arsizio la federazione, a dire il vero, l’ha già fatto: una deroga che consentirà di ampliare lo stadio Speroni (foto a lato) non fino ai 10.000 posti a sedere in teoria richiesti in caso di promozione, bensì a 7.600. Il milione e mezzo stanziato a bilancio dovrebbe garantire la buona volontà del Comune di intervenire al più presto sull’impianto. E sempre la Federcalcio sta seguendo l’evoluzione della vicenda societaria.
MOVIMENTI IN CORDATA – Intanto si tesse la trama della cordata che fonti vicine all’amministrazione danno per cosa fatta e ben fondata con un certo numero di imprenditori bustocchi appoggiati da un grosso imprenditore lombardo sulla cui identità si stende per ora un velo di silenzio. Sarebbe invece esclusa una delle voci ricorrenti di questi giorni, che si rincorrono anche sui forum online, ossia il coinvolgimento di persone già legate a grossi progetti edilizi in città, segnatamente quelli dell’area Nord. A Palazzo Gilardoni si sta cercando insomma di evitare che le gravi difficoltà finanziarie in cui è incorsa la gestione Zoppo dopo l’avvio di stagione "al fulmicotone" e il duro braccio di ferro sul nuovo stadio, progetto alla fine messo in un cassetto, si risolvano a danno della società sportiva e del suo valore storico per la città.
SPETTRO FALLIMENTO – Quello della Pro appare come il paradosso dei paradossi: vedere undici ragazzi lottare per la promozione con la società pesantemente indebitata e con lo spettro di un possibile fallimento che si avvicina. Dopo l’intervento della Guardia di Finanza che ha scatenato il pronunciamento dei giocatori, a secco di soldi da varie settimane, fino a chiedere di mettere in mora la società, vari creditori avrebbero chiesto una via d’uscita per recuperare il dovuto. Commercialisti e legali hanno arroventato nelle ultime settimane i telefoni di Palazzo Gilardoni (la Pro Patria qui è questione di fede ma anche di Stato, di trono e d’altare). Nelle settimane scorse si è mirato a un concordato preventivo, poi ad una soluzione tipo quella adottata a gennaio per il Pescara – fallimento con successiva messa all’asta da parte del curatore per far rilevare la società "in corsa" – infine si è valutata la strada di un fallimento improprio, ma la proprietà si è tirata indietro, cercando di negoziare una migliore via d’uscita dal pasticcio. L’eventuale cordata, nel caso rilevasse la società, dovrebbe invece operare un netto taglio con il passato e ricostruire su nuove basi. L’arrivo della Guardia di Finanza con le perquisizioni in sede ha dato il colpo di grazia a una situazione già compromessa: la questione è ormai da valutare sul piano legale. Oggi stesso, mercoledì, sempre secondo fonti vicine a chi sta conducendo le trattative, un commercialista e un legale di creditori della Pro Patria si sarebbero recati in tribunale, e da questi sarebbero pervenute richieste di colloqui diretti con il primo cittadino Farioli. Se quest’ultimo non ha responsabilità nella gestione della squadra, è dal punto di vista politico che diventa delicata la sua posizione, chiamato in causa com’è anche dai tifosi in cerca di certezze.
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