Quanta strada avete fatto

Alcuni mesi fa, in colaborazione con la Fondazione culturale di Gallarate, abbiamo messo in scena uno spettacolo con i testi dei lettori. Lavoro che è diventato anche un libro

Quanta strada hanno fatto i lettori di Varesenews?

Tanta, credeteci. Se stampassimo su dei fogli di formato A4 tutte le lettere che hanno inviato in tutti questi anni e li mettessimo lungo la carreggiata dell’autostrada arriveremmo molto lontano. Pensate, una strada di parole. Le vostre parole. Quelle stesse parole che, giorno dopo giorno, danno un senso compiuto al giornale e al lavoro dei giornalisti. La comunità che gira intorno alle “Lettere al direttore”, o la comunità “dei grafomani” (si tratta di una definizione carica di affetto ammantato d’ironia), come l’ha definita un illustre lettore a sua volta affezionato frequentatore della rubrica, è una parte fondamentale del giornale perché spesso indica la via da seguire.
I lettori interattivi diventano di volta in volta il giornalista aggiunto, l’editorialista inconsapevole, l’inviato delegato, il corrispondente dalla città ideale, il cronista intrappolato (nel traffico). Le lettere finiscono in apertura del giornale o tra le prime notizie, innescano il dibattito, a volte feroce a volte poetico, ma sempre straordinariamente vitale. Così vitale che qualche volta si materializza in redazione: «Scusate, c’è il direttore? Sono il pendolare che vi ha scritto stamattina».
“Il giornale dei lettori” è una bella definizione che con Internet ha trovato la sua dimensione ideale e reale. Ma la tecnologia non basta, è uno strumento che presuppone sempre due volontà: da una parte dare voce alla gente concedendo più spazio (scelta dell’editore), dall’altra delegare una parte del proprio ruolo di collegamento con l’opinione pubblica (scelta dei giornalisti).
«Noi facevamo politica con il giornale, mai però alle dipendenze di qualcun altro. La redazione faceva politica, perché si identificava nel progetto e perché aveva contatti con l’opinione pubblica. E man mano che questi si infittiscono non si capisce più se è l’opinione pubblica a influenzare il giornale o viceversa. I lettori sentono un’appartenenza al giornale». Così Eugenio Scalfari, nella lectio magistralis al Premio Chiara, descrive i suoi anni alla direzione del quotidiano La Repubblica. E le cifre legate alla rubrica “Lettere al direttore” sono la prova del senso di appartenenza di cui parla Scalfari. Negli ultimi due anni, dal maggio 2006 a oggi, sono state pubblicate 15.356 lettere, negli ultimi 12 mesi le “vostre parole” hanno collezionato oltre un milione e mezzo di clic.
Quanta strada avete fatto!
Per premiare il vostro impegno, lo scorso mese di settembre abbiamo pensato di trasformare le lettere al direttore in uno spettacolo teatrale, realizzato dalla Compagnia Stabile del Teatro del Popolo. Quelle stesse lettere, scelte tra le più belle e le più lette, sono state pubblicate anche in un libro,
ordinabile in versione rilegata via Internet. La versione digitale, invece, potete scaricarla gratuitamente. 
 

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Pubblicato il 20 Marzo 2009
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