Regione: pascoli montani lombardi con mandrie di cavalli
Via libera a provvedimento della Regione per ripopolare le valli lombarde
Ripopolare i pascoli montani lombardi con una maggiore presenza di mandrie di cavalli. E’ l’obiettivo di Regione Lombardia, con la risoluzione approvata oggi a maggioranza (astenuti i gruppi di minoranza) in Commissione “Attività produttive” e presentata in proposito da Giosuè Frosio (LN), dal presidente della Commissione Carlo Saffioti (FI-PdL) e da Pietro Macconi (AN-PdL).
Il provvedimento approvato prevede contributi e finanziamenti per il rilancio dell’allevamento equino in montagna, la fornitura di supporto tecnico alle aziende agricole montane, l’aggiornamento dell’anagrafe equina e la garanzia per il consumatore sull’origine della carne equina acquistata.
“Sui territori montani -spiegano Frosio, Macconi e Saffioti– si assiste ormai da tempo a una diminuzione progressiva del numero di aziende agricole dovuto al calo del numero degli addetti, accompagnato da un progressivo abbassamento del reddito aziendale. Una delle possibili formule per arginare il fenomeno è, in ambito montano, l’incremento della polifunzionalità delle aziende agricole, dove accanto all’allevamento di bovini da latte, classica forma di conduzione delle aziende di montagna, si affianchino attività diversificate che vanno dall’agriturismo alla gestione diretta del territorio. L’allevamento di cavalli -proseguono i tre Consiglieri regionali– può sicuramente presentare, per l’allevatore di montagna, una buona integrazione al reddito aziendale. La disponibilità di riproduttori validi, con tariffe di monta contenute, e la possibilità di garantire le monte stesse riducendo gli spostamenti delle fattrici, permetterebbe anche alle piccole realtà locali di proseguire la loro importante funzione di tutela del territorio”.
Nelle intenzioni dei legislatori il costo di acquisto di un riproduttore maschio (a carico di Regione Lombardia) può essere recuperato con forme di affitto dello stesso, coinvolgendo sia le locali Comunità Montane che gli stallonieri stessi. L’esperienza insegna che uno stallone in attività può servire sino a quaranta fattrici e la rotazione degli stalloni, con cadenza almeno triennale, permette di ottenere i migliori risultati in un’ottica economica, genetica e di soddisfazione dell’allevatore.
Un progetto sperimentale pilota è già stato avviato da alcuni anni a Clusone e Albino con il coinvolgimento delle locali Comunità Montane e con l’utilizzo complessivo di sei cavalli razza Franches Montagnes che in cinque anni hanno incrementato di circa 200 unità la presenza equina nei pascoli limitrofi.
Docile, frugale, massiccio, ottimo da lavoro e al tempo stesso idoneo anche per la sella, questo cavallo, si adatta bene alla difficile vita all’aria aperta e vive 365 giorni all’anno in piena libertà nei pascoli, sfidando il caldo estivo e il gelo invernale e cibandosi di tutto quello che offre la natura. L’insediamento di questa razza sui pascoli montani lombardi offre inoltre un risvolto positivo al fenomeno dell’erosione: i cavalli non camminano mai in linea verticale, ma sfruttano le normali curve di livellamento delle colline, provocando così dei piccoli solchi che attenuano il percolamento a cascata dell’acqua e riducono il pericolo di frane.
Nelle intenzioni dei legislatori il costo di acquisto di un riproduttore maschio (a carico di Regione Lombardia) può essere recuperato con forme di affitto dello stesso, coinvolgendo sia le locali Comunità Montane che gli stallonieri stessi. L’esperienza insegna che uno stallone in attività può servire sino a quaranta fattrici e la rotazione degli stalloni, con cadenza almeno triennale, permette di ottenere i migliori risultati in un’ottica economica, genetica e di soddisfazione dell’allevatore.
Un progetto sperimentale pilota è già stato avviato da alcuni anni a Clusone e Albino con il coinvolgimento delle locali Comunità Montane e con l’utilizzo complessivo di sei cavalli razza Franches Montagnes che in cinque anni hanno incrementato di circa 200 unità la presenza equina nei pascoli limitrofi.
Docile, frugale, massiccio, ottimo da lavoro e al tempo stesso idoneo anche per la sella, questo cavallo, si adatta bene alla difficile vita all’aria aperta e vive 365 giorni all’anno in piena libertà nei pascoli, sfidando il caldo estivo e il gelo invernale e cibandosi di tutto quello che offre la natura. L’insediamento di questa razza sui pascoli montani lombardi offre inoltre un risvolto positivo al fenomeno dell’erosione: i cavalli non camminano mai in linea verticale, ma sfruttano le normali curve di livellamento delle colline, provocando così dei piccoli solchi che attenuano il percolamento a cascata dell’acqua e riducono il pericolo di frane.
“Ripopolare i boschi montani con nuovi allevamenti di cavalli –spiegano Frosio, Macconi e Saffioti– è anche un modo per utilizzare terreni marginali altrimenti destinati a rimanere incolti e, quindi, a degradarsi. Il cavallo può inoltre essere bene impiegato anche nell’ambito della boschicoltura, per tirare fuori la legna dai boschi, come si fa in Francia e Germania”.
L’allevamento di cavalli come antidoto contro l’abbandono della montagna, oltre che come mezzo per dare una spinta al turismo equestre ed altre attività collaterali, tra le quali anche l’ippoterapia. E’ questo quello che si propone Regione Lombardia per aiutare a far sopravvivere le nostre montagne, grazie anche ad incentivi pubblici che favoriscano l’accorpamento dei terreni e l’acquisto di riproduttori.
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