Reguzzoni: “Qui c’è tutta la Padania”
L'accorata fine del discorso sul federalismo fiscale è un elenco di militanti del Carroccio
Marco Reguzzoni si è voluto "portare dietro" tanti militanti della Lega e ha così concluso il suo discorso: "vorrei ricordare qui le persone che credono nel cambiamento. Certamente non posso menzionarle tutte, non posso fare il nome dei milioni di persone che ci hanno dato e ci danno il loro consenso, ma voglio dare il senso che il nostro non è un pensiero isolato.
Io parlo – indegnamente – a nome di quelli che ci hanno sostenuto e votato, di quelli che, seguendo Bossi, hanno sostenuto la Lega. Parlo a nome dei Longoni, dei Dino Macchi, dei Borgo, dei Gambini e degli Albè. Parlo di quelli che sono vent’anni che combattono, come Gadda, gli Anzini, Modesto, la Lela, Zanesco e Unfer, o come quelli che hanno aperto la strada, come Nenetta e Buzzi, Diego Gallarate, la Maffioli e il Marelli. Parlo di «cervelli» che sono usciti dal nostro Paese per non sentirsi sviliti, come Dado e Lele Marcora, o come quelli che hanno vissuto la Lega dall’inizio e sono ancora lì, come l’Ernani, il Tovaglieri, il Pavan, il Fiore.
Vi sono decine di migliaia di persone disposte a sacrifici importanti, che dedicano alla nostra causa decine e decine di giorni all’anno di lavoro gratuito, come Milo, Matteo Sommaruga, Arianna e Graziano, Gorini, Pinella, Ferrario, Giusy. Loro sono lì, sono sempre lì e sono ancora lì. Altri magari guardano o aspettano un segno per riprendere il cammino verso il federalismo. Altri ancora, dopo anni, alla domenica, con acqua e pioggia, sono in piazza per spiegare alla gente le ragioni per cui conviene vivere liberi.
A nome loro vogliamo parlare: a nome dei giovani come Bruno e Fabio Betti, i Roby, i Macca, Renzo, Alessio, Valentino, Massimo, Jessica e tutti i ragazzi delle ultime elezioni, ma anche agli ex ragazzi come Simone Isella, Caprice, Ilic; come Ivo, Giampi, Girola, il Bertagnon, il Mariani; amici come Claudia, Graziella, Bruno, Alberto Ferrari, la signora Silvana, la Giusy; e anche per quelli che non ci sono più, come Piatti, Aldizio e la Monfrini. Gente che non ha mai fatto il sindaco, che non farà mai il consigliere regionale o il parlamentare; gente che non ha mai vissuto di politica, ma oggi qui ci sono anche loro.
Ovviamente i sottosegretari presenti – Molgora e Brancher – conoscono bene la Lega, la Lega degli Stefano, Mario e Mariangela Cavallin, di Mauro Carabelli, di Ale Magni, di Simone, di Fabio Minonzi, di Bossetti, di Federico Maggi, di Marco Colombo, Gigi Ferrario, la Giulia e tutti gli amici di Novara; la Lega dei Pinti, dei Monti, dei Bordonaro, dei Fabio Binelli, dei Sergio Ghiringhelli, di Carlo Crosti e di tutti gli amici della sezione di Varese, anche quelli a cui non sono simpatico, ma io non sono nessuno. Dietro e a fianco a me non vi sono due colleghi della Lega, ma vi sono migliaia di persone vere, in carne ed ossa, con le nostre speranze e con la voglia di migliorare.
Il sistema deve capire e dire di sì al federalismo. Lo chiediamo con forza e determinazione, ma anche con la sicurezza dei forti a nome di tutti, di tutte le persone che hanno in questi anni creduto e che credono: tutti i Bosatra, i Bolognini, i Landoni, Eugenio ed Enrico Malnati, Taborelli, Marisa e Nicolò di Saronno, Rech e tutti gli amici di Gallarate, e i tantissimi che non ho il tempo e la possibilità di elencare.
Tutti sono qui con noi, oggi, ad aprire il dibattito su quello che è sicuramente il provvedimento più importante della legislatura. Non ci siamo noi: ci sono loro, c’è tutta la Padania. C’è lo spirito di un popolo che vuole la propria libertà. È bene che le istituzioni ne tengano conto".
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