Stadio Speroni: si può vendere
Così ha deciso il consiglio comunale martedì sera, accogliendo un emendamento al piano delle alienazioni di beni comunali proposto dal presidente Speroni
Lo stadio Speroni? Si può vendere, e varrebbe esattamente 3 milioni e 684mila euro. È stato infatti approvato, e messo quasi sotto silenzio dal bailamme scatenato dalle dimissioni del sindaco, l’emendamento proposto per la Lega Nord dal presidente del consiglio comunale Francesco Speroni (nessuna parentela col Carlo cui è intitolato l’impianto sportivo) per inserire l’impianto nel piano della alienazioni e valorizzazioni immobiliari (PAVI). Quattordici i voti favorevoli sull’asse Lega-opposizione, undici i contrari. Il consiglio ha approvato, con il bilancio, anche il famoso stanziamento da un milione e 516mila euro per gli interventi urgenti di adattamento dello stadio alla serie B. Un’approvazione di fatto condizionata all’effettiva promozione della squadra nella serie superiore, senza la quale i fondi verrebbero dirottati su altre priorità, come già chiesto dalle opposizioni, in particolare da Rifondazione. Sempre Speroni ha ottenuto l’approvazione da parte dell’aula della richiesta di un canone d’uso di centomila euro annui da richiedere alla Pro Patria, come avviene per tutte le altre società sportive che utilizzano impianto pubblici, incluse quelle dilettantistiche, ha precisato.
La proposta di vendere lo stadio, di proprietà comunale, va ben oltre anche quella di far intervenire i privati nella ristrutturazione e gestione a suo tempo avanzata da Corrado per Rifondazione, e arriva dopo un "autunno caldo" in cui si erano sognati nuovi stadi ultramoderni da dozzine di milionate di euro, prima di sotterrare ruspa e cazzuola. Soprattutto, la proposta sembra contraddire quanto l’allora assessore al patrimonio Mario Crespi aveva assicurato relativamente al piano delle alienazioni comunali: «Niente gioielli di famiglia». L’espressione indicava gli edifici storici, ma dato il valore affettivo, in certo senso è storico anche lo Speroni. L’ex assessore, oggi ai servizi sociali dopo il rimpasto dello scorso gennaio, infatti è perplesso: «Rispetto il consiglio comunale, che è sovrano nella sua decisione, ma non riesco a individuare possibili acquirenti» commenta. Speroni spiega invece la sua come una mossa razionale: «La struttura di fatto non è già ora più del Comune, la usa solo la Pro Patria, anche la pista d’atletica ormai è dismessa (con buona pace di Carlo Speroni ndr)». L’idea di far pagare il canone d’uso alla società è in subordine, spiega Speroni,a quella di venderla. «L’idea è mia, non ha ricevuto obiezioni da parte della Lega, e il consiglio l’ha approvata a maggioranza. Il valore? È quello che mi hanno dato gli uffici comunali, poi in caso si trovi una cquirente dovrà essere effettuata una stima al momento, è chiaro». Non è nemmeno l’unica struttura di cui si ventila la vendita: nel piano delle alienazioni compaiono terreni edificabili, ma anche negozi e abitazioni. Chi potrebbe comprare una struttura come lo Speroni, e con quali prospettive? Evidentemente, solo qualcuno dotato di forte liquidità o capace di interventi di ampia portata. Magari proprio la Pro Patria, se la sospirata "cordata" dovesse rilevare la società e salvarla dal rischio del fallimento. Altri acquirenti di cui si parlava dietro le quinte nelle scorse settimane hanno già smentito ogni interessamento.
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