“Coprifuoco” per la vendita di alimenti e bevande, Porfidio: “Solo ora mi danno ragione”
Il consigliere de La Voce della Città aveva chiesto la stessa cosa per Busto Arsizio un anno e mezzo fa, senza successo: ora si sente in qualche modo "vendicato" dalla contestata scelta della Regione
Se a Milano con il contestato "coprifuoco" a kebab, gastronomie, panetterie eccetera aperte la notte la Regione crede di aver inventato qualcosa, si sbaglia. A Busto Arsizio c’è chi per tempo aveva chiesto le stesse cose, sia pure ponendo l’accento sul disturbo della quiete pubblica piuttosto che sullo scarso gradimento per la nazionalità di chi tiene aperti certi locali. È Audio Porfidio, il consigliere comunale de La Voce della Città, redivivo e ben deciso a rivendicare la primogenitura. Una ben amara soddisfazione la sua, visto che la sua iniziale proposta, sia pure aggiustata nel tempo, era stata bollata da più parti proprio come "coprifuoco" e bocciata dalla maggioranza e dalle forze che la appoggiano, a difesa dei commercianti; ora è diventata linea ufficiale dello stesso centrodestra in Regione.
Chiederà a questo punto, l’assessorato… alla pubblica quiete al Pirellone? lo provochiamo. Porfidio se la ride. «Be’, mi hanno dato ragione, in effetti. Mi sembra che il provvedimento vada incontro a quanto dico da tempo al riguardo. Qui a Busto però a suo tempo mi hanno dato contro». Tante le lamentele ricevute, ricorda, da chi si trova a vivere sopra focaccerie, forni, kebabberie, bar più o meno eleganti aperti a tarda ora, fuori dai quali i giovani si trattengono a chiacchierare e bere, e che lo avevano spinto all’azione. «Il "casino" c’è per chi abita sopra, è l’amministrazione comunale che non ci sente, trincerandosi dietro i regolamenti per evitare di dover prendere decisioni impopolari» riassume Porfidio. «Volevo trasformare la città in un mortorio, mi dicevano. Adesso che lo vuole chi governa in Regione, si tutela la quiete pubblica, dicono. Siamo alle solite: non infierirò oltre».
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