CRI, non solo ambulanza: “La nostra croce può essere portata da tutti”

Il comitato locale di Busto Arsizio e la delgazione di Gorla Minore cercano volontari: il 20 aprile si presenta il corso di formazione. "Una ventina dei nostri sono pronti a partire per l'Abruzzo da un momento all'altro, se ci chiamano"

La Croce Rossa Italiana, con il comitato locale di Busto Arsizio e la delegazione di Gorla Minore, cerca nuovi volontari. Il prossimo 20 aprile partirà con la presentazione in aula Suor Bianca dell’ospedale cittadino il corso di formazione per aspiranti volontari del soccorso: ha già raccolto un’ottantina di iscrizioni, grazie alla massiccia campagna pubblicitaria a suon di locandine (per la quale un sentito ringraziamento va dalla CRI allo sponsor Lazzati industria grafica di Somma Lombardo) ma il bisogno di nuove leve per un’istituzione dai compiti molteplici e delicati è sempre vivo. Qualsiasi cittadino maggiorenne può prendere parte ai corsi e avvicinarsi così al mondo dell’assistenza sanitaria: sono previste lezioni teoriche e pratiche con periodi di tirocinio. Frequentando i primi due mesi di corso base si può prendere parte alle attività interne della CRI; continuando nel corso si ha poi volendo la possibilità di salire sulle ambulanze, a seconda del livello prescelto, per i trasporti e l’assistenza ai malati cronici, o per i più complessi e interventi di soccorso urgente del 118.

A presentare le attività dei volontari e il corso erano il commissario del comitato bustese, Massimo Gallazzi, e la collega della delegazione gorlese Simona Sangalli. Con loro Mauro Ferrari, referente locale per la formazione, e Mirco Gaio referente per la Protezione Civile. «Il nostro appello è rivolto soprattutto ai giovani, che sempre meno si avvicinano al volontariato, ma non solo: a chiunque abbia del tempo libero da donare» precisano. È il tempo la vera ricchezza, di questi tempi: in tutti i sensi. I volontari della CRI coprono i turni di notte, i fine settimana e le manifestazioni sportive. 

«La nostra croce può essere portata da tutti» chiosa Sangalli con una battuta di sapore evangelico, «più siamo migliore è il servizio che possiamo rendere alla collettività». Parliamo di realtà già solide, con i 160 volontari di Busto Arsizio e i 60 di Gorla Maggiore, ma i bisogni, organizzativi e pratici, sono molti. «Anche chi non se la sente di uscire con il 118 per le emergenze può dare il suo utile contributo, non c’è solo l’ambulanza ma varie altre attività. Quello del volontario è uno stile di vita, un’esperienza che ti insegna come gira il mondo reale, vedendo di persona certe situazioni anche di degrado sociale ti si aprono gli occhi» spiega Ferrari. A riprova del fatto che per lavorare in Croce Rossa non è indispensabile uno stomaco di ferro o necessariamente avere a che fare con il sangue, c’è la recente esperienza dell’assistenza ai clochard presso le stazioni ferroviarie bustese, soprattutto quella delle FS, «l’unica della zona aperta la notte». Dopo un "censimento", sull’esempio milanese, che ha contato non meno di 47 senza fissa dimora che frequentano le stazioni bustesi, è iniziata un’offensiva contro il "generale Inverno" a suon di tè caldo, panini, coperte, abiti di ricambio, a volte una buona parola. Un’azione da buoni samaritani verso chi nella vita non ha avuto fortuna, che proseguirà sino a fine aprile, al termine della stagione fredda, e riprenderà in ottobre.

La CRI non sarebbe la CRI se non fosse sempre ready for action, e il tragico terremoto in Abruzzo non fa eccezione. «Da lunedì mattina siamo in preallarme, abbiamo contattato tutti i volontari per identificare quelli pronti a partire subito. Una ventina circa sono pronti, se e quando arriverà la chiamata». Non è una novità: c’è chi dalla zona si è ritrovato ad esempio ad operare in Iran, in occasione del terribile terremoto di Bam, alcuni anni or sono. Per questa situazioni si mobilita un sistema di chiamate "a scala". Dalle articolazioni locali della Croce Rossa – in questo caso quella dell’Aquila – le chiamate sono giunte al livello provinciale, e man mano che rapidamente si chiarivano la dimensione del disastro e la misura delle necessità urgenti e meno urgenti, da qui a quello regionale e nazionale. Quest’ultimo va poi a "pescare" a scendere dai vari regionali, e così via, seguendo le disponibilità "pronti e via" dei volontari, ognuno dei quali mette a disposizione tutto se stesso, con le proprie capacità umane, tecniche, professionali, nell’assistenza a chi sovente ha perso tutto. E va tenuto presente che i vari comitati e delegazioni locali devono comunque garantire il servizio consueto, se necessario facendo ulteriori sacrifici, turni doppi eccetera. La LOmbardia ha risposto con prontezza: da Legnano, dove ha sede il Centro nazionale per le emergenze, è partito subito un convoglio con una tendopoli – campo base e centro medico. Intanto al comitato bustese affluivano varie chiamate di chi si rendeva disponibile a cedere materiali come materassi, lenzuola, sacchi a pelo eccetera: quelli che in gergo si dicono generi di casermaggio, una delle necessità più immediate e basilari. È aprile, ma nell’alto Abruzzo la notte, e non solo, fa ancora freddo, e con 70mila sfollati c’è davvero poco da scherzare. Saranno lunghe settimane di impegno per tutti: la CRI di tutte le regioni in terra abruzzese c’è. Quella di Busto e Gorla Minore chiama a raccolta chi vuole esserci domani, chi vuole combattere insieme la buona battaglia: qui, in Abruzzo, ovunque ci sia una persona sofferente.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Aprile 2009
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