Dente: «Canto l’amore ma non sono Battisti»

Abbiamo intervistato il cantautore emiliano a pochi giorni dalla partenza per Roma, dove si esibirà al concerto del Primo Maggio. Il 2 maggio sarà nella Città Giardino alle cantine di via De Cristoforis

In arte è Dente e dall’accento è innegabile la provenienza emiliana, per l’esattezza Fidenza. E’ un cantautore, classe 1976 e da anni vive a Milano perché, come ci racconta «è una città che mi ha accettato subito per come sono e per quello che voglio fare», ovvero il cantautore. Definito il nuovo “fenomeno” della musica indipendente italiana, il suo ultimo disco per Ghost Record si chiama “L’amore non è bello” ed è uscito il 14 febbraio scorso, giorno degli innamorati, per raccontare un amore disilluso e disincantato, a volte cinico, raccontato attraverso un ironico pop stralunato e variegato. Pessimismo?Assolutamente no, «realismo» specifica Dente. E come dargli torto. Ogni brano di questo suo quinto disco cantautorale racconta storie, avventure e sensazioni che è impossibile non farsi entrare nella testa. Da “La presunta santità di Irene” a “Solo andata”, le tredici tracce scivolano nel lettore mp3, avvolgendo l’ascoltatore in un’atmosfera unica.
Giuseppe Peveri, così com’è scritto sulla carta d’identità, incontrerà il pubblico varesino sabato 2 maggio alle Cantine El Quixote di Via De Cristoforis per terzo appuntamento di AutorIndie, la rassegna di scrittori di musica dipendente dove sarà accompagnato dalla band. Ma prima, Dente salirà sul palco di Piazza San Giovanni a Roma, dove è ospite al concerto del primo maggio.

Come ti stai preparando a questo evento?
«Non sono pronto e non sarò pronto. Quello del primo maggio è una situazione “strana” e non ho ancora capito con precisione cosa succederà. Vado tramite il progetto “Il paese non è reale” (la raccolta ideata da Manuel Agnelli) di cui faccio parte ma non ha ben capito come sarà strutturata l’esibizione, se sarò da solo, con altri artisti del disco, con la band e che brani farò. C’è un po’ di paura per questo».

Alcuni ti definiscono il nuovo Battisti, cosa ne pensi?
«Penso che i giornalisti abbiano scritto così far capire a chi legge (e non ascolta) il genere di musica che faccio. Mi fa molto piacere che mi abbiano accostato a lui ma non avrò mai la genialità di Battisti».

Qual è il motivo di tanta attenzione al tuo ultimo disco? Te l’aspettavi?
«No, non mi aspettavo così tanta attenzione. Siamo riusciti ad uscire dall’ambiente della musica indipendente e avere visibilità su un circuito diverso (Vanity Fair per esempio ndr) e il motivo è che ho fatto un bel disco».

Cosa ha colpito della tua musica?
«Ho fatto le canzoni come ho sempre fatto, la gente ci ha visto la verità, non c’è niente di finto in questo disco».

Tornando a Battisti, in “La presunta santità di Irene” c’è un omaggio all’artista…
«E’ una piccola citazione, un omaggio a "Anima Latina" di Battisti, che per me è uno dei dischi più belli fatti in Italia. Il  mio brano ha un inizio simile al suo e quando ho scritto la canzone "La presunta santità di Irene" me la immaginavo esattamente così com’è venuta. Questo ingresso, con i fiati… è uscita tutta come l’avevo in testa. Questa canzone l’ho presa come punto di partenza per realizzare tutto il disco. Cioè prima ho arrangiato questa canzone, poi da lì sono partito per arrangiare tutto il disco. Perché volevo suonasse tutto in quel modo, con quell’atmosfera».

Tu racconti però un amore disincantato. Come sono nate queste tracce?
«Sono tracce che mi vengono naturali, scrivo quello che mi viene. Quando ho in mente una cosa la butto lì. Io ho scritto quello che sentivo e solo dopo, gli altri, mi hanno fatto notare questa visione diversa dell’amore, io non ci avevo pensato».

C’è molta autobiografia, anche la storia di “Quel mazzolino” è vera?
«Sì, purtroppo sì…»

È cambiato il Dente cantautore nel tempo?
«Quando ho registrato questo disco sapevo che sarebbe uscito, ci sarebbe stato qualcuno che lo avrebbe ascoltato mentre solitamente registravo per me. Sapevo che andavo a fare un disco di cui c’era attesa e la Ghost Record mi ha dato una grande mano per avere un prodotto, anche se dire prodotto è brutto, fatto bene. E’ cambiato poco a livello compositivo invece».

AutorIndie è una rassegna di grande qualità e vuole dare spazio alla scrittura di musica indipendente. Tu cosa pensi del panorama italiano in questo senso?
«Ci sono tante cose belle nel sottobosco ma, purtroppo, è sottobosco. Credo che comunque si stia alzando molto il livello della musica indipendente italiana e ci siano produzioni sicuramente migliori delle solite cose che da anni e anni passano in televisione».

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Pubblicato il 29 Aprile 2009
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