Diecimila euro per non fare causa all’azienda. Cgil: «vogliono dividerci»
Una buonuscita è stata offerta a 47 lavoratori in esubero della Rutil. Il sindacato attacca: «comportamento antisindacale». Il liquidatore replica: «vogliamo salvare l'azienda»
C’è un’azienda che rischia la chiusura e che ha solo una possibilità di salvezza: cedere la proprietà all’unico acquirente disposto a comprarla che pone però una condizione: ridurre il personale da 97 a 45 dipendenti. Il sindacato fa il suo lavoro e vuole spuntare il massimo per i lavoratori. La vecchia proprietà cerca invece di evitare la chiusura, traghettando l’azienda di famiglia verso un nuovo destino e un nuovo proprietario. In mezzo c’è la crisi che riempie il futuro di angoscia.
Questa è la storia della Rutil srl, azienda meccanica di Lonate Ceppino, gestita fino a ieri in modo patriarcale dalla famiglia Coscia e oggi nei desideri di un gruppo industriale di Lecco (Ingegner Brivio Pierino) che vuole acquistarla mettendoci alcuni milioni di euro. La Rutil ha fatto un’offerta ai 50 lavoratori da sacrificare: 10mila euro a testa come buonuscita in cambio della firma su una liberatoria dove si afferma che in futuro non faranno causa all’azienda. Questo garantirebbe gli acquirenti di Lecco una ripartenza senza avere grane. I 10mila euro sono lordi (circa 7.600 netti) che si vanno ad aggiungere ai soldi della cassa integrazione straordinaria e, dopo, anche a quelli della mobilità.
Il sindacato non ha digerito la proposta e ha accusato la proprietà di comportamento antisindacale. «In questo modo – spiega Oscar Brun, della Fiom Cgil – si dividono i lavoratori minandone il sentimento di solidarietà. In quindici, infatti, si sono rifiutati di firmare. L’azienda ha fatto un colpo di mano con un atteggiamento ricattatorio. Io in tanti anni non ho mai visto una roba del genere. E poi se dicono che non ci sono soldi, dove hanno trovato quei 500 mila euro?».
«Noi siamo pronti a firmare quell’accordo – dice Otello Amabile della Uilm – a condizione che si riconosca ai lavoratori oltre ai 10 mila euro di buonuscita anche l’indennità di preavviso».
«Non si tratta di comportamento antisindacale – replica il liquidatore Roberto Todeschini -. È un’accusa che respingo al mittente. L’acquirente, che non puo’ tenere tutti i lavoratori perché non c’è mercato, cerca di cautelarsi. Io non dico che la palta è oro, ma sommando tutti quei redditi, qualcuno prenderà per un anno più di quanto prendeva in busta paga. Tra l’altro noi abbiamo continuato a pagare gli stipendi a tutti i dipendenti fino al 2 aprile. Sui 500 mila euro cosa vuole che risponda: la Rutil ogni mese, solo di stipendi ne paga 370 mila. Di quella cifra ne abbiamo "estorti " 200 mila al gruppo Brivio. Uso questo termine forte per far capire che c’è una volontà di salvare l’azienda. Il sindacato tra l’altro dovrebbe anche dire che se il mercato riprenderà e la Rutil dovesse assumere, sarebbe obbligata per legge a prendere i lavoratori in mobilità».
L’azienda di Lonate Ceppino è dunque a un bivio: da una parte la strada dell fallimento, dall’altra una nuova vita a ranghi ridotti. «Io sono in azienda quindici ore al giorno – conclude Todeschini – e guadagno 2300 euro netti al mese. Lavoro qui da 8 anni e non ho mai visto trattare male un dipendente. Non abbiamo nemmeno il timbra cartellino, perché la proprietà fa leva sul principio di responsabilità dei lavoratori. Umanamente mi dispiace perché in gioco ci sono i destini di 100 famiglie, compresa la mia. A proposito, io che ho sulle spalle la liquidazione della azienda, non sono uno di quelli che ha il posto assicurato»
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