“È Garibaldi l’eroe della Lega Nord. Altro che Braveheart”
Robertino Ghiringhelli, direttore dell'istituto di Storia Moderna dell'università Cattolica, spiega perché l'Eroe dei due mondi potrebbe essere il vero mito del Carroccio. «Con la Battaglia di Varese per la prima volta la città acquista una sua identità»
«Altro che lo scozzese Braveheart. La Lega Nord dovrebbe eleggere come proprio eroe Giuseppe Garibaldi che ha combattuto per l’autonomia dei popoli di mezzo mondo. Andate a Londra a parlare male di Garibaldi e poi vedete cosa vi accade». Toccare Garibaldi a Robertino Ghirighelli, direttore dell’Istituto di Storia moderna dell’Università Cattolica di Milano, è come toccare San Gennaro a un napoletano. In questi mesi si è scatenata la polemica sulla concessione del patrocinio da parte del comune in occasione dell’anniversario dei 150 anni della Battaglia di Varese che si terrà il 26 maggio prossimo. Ghiringhelli ribadisce di non voler entrare in polemica con la Lega Nord e tantomeno con il sindaco di Varese, Attilio Fontana. Però, di fatto, la sua posizione sconfessa i miti del Carroccio.
Professore, che cosa le ha dato fastidio della querelle sull’anniversario della battaglia di Varese?
«Non leggo “Novella 2000” e il gossip, anche se riguarda la vita privata di Garibaldi, non mi interessa. Tutti nella propria vita hanno luci e ombre. Io faccio lo storico e quindi ragiono con i fatti e i documenti. Ma dire che la Battaglia di Varese fu poco più di una scaramuccia, vuol dire sminuire la storia, vuol dire ignorare i fatti. In quella battaglia parteciparono undicimila soldati, 6500 austriaci e 4500 garibaldini. Ci Furono 55 morti e 240 feriti. Non fu, quindi, una robetta di poco conto sia per la storia di questa città sia per la storia di questo Paese».
Secondo lei, c’è in gioco un problema di identità? Riconoscere il valore storico di quella battaglia, significa riconoscere un’identità politica alla città?
«Il giorno della battaglia la città era tutta illuminata. Il podestà aveva fatto affiggere manifesti ovunque con la scritta “Arrivano i liberatori” e il generale Urban chiese tre milioni di lire austriache come forma di risarcimento per la fiducia tradita. In quel momento Varese acquistava per la prima volta una sua identità autonoma ed esprimeva una sua volontà».
«Il giorno della battaglia la città era tutta illuminata. Il podestà aveva fatto affiggere manifesti ovunque con la scritta “Arrivano i liberatori” e il generale Urban chiese tre milioni di lire austriache come forma di risarcimento per la fiducia tradita. In quel momento Varese acquistava per la prima volta una sua identità autonoma ed esprimeva una sua volontà».
La Lega Nord ha la sua sede principale in piazza del Garibaldino. Sotto il balcone dove sventola la bandiera del Carroccio c’è una targa: “Da questa antica sede Giuseppe Garibaldi chiamò il popolo a libertà”. A volte il destino gioca brutti scherzi.
«Si tratta del monumento al cacciatore delle Alpi che era un reggimento regolare dell’esercito piemontese. Questi segni testimoniano la grandezza di Garibaldi che è stato il primo mito della storia europea, è stato l’uomo che ha permesso al popolo di diventare padrone del proprio destino. Ecco perché Dumas ne ha scritto e il “Time” gli ha dedicato due copertine».
«Si tratta del monumento al cacciatore delle Alpi che era un reggimento regolare dell’esercito piemontese. Questi segni testimoniano la grandezza di Garibaldi che è stato il primo mito della storia europea, è stato l’uomo che ha permesso al popolo di diventare padrone del proprio destino. Ecco perché Dumas ne ha scritto e il “Time” gli ha dedicato due copertine».
In questa vicenda ha ricevuto testimonianze particolari?
«Quella della moglie dello storico e mio maestro Luigi Ambrosoli una figura fondamentale per questa città: “Lei ha detto le cose che diceva sempre Duccio”».
«Quella della moglie dello storico e mio maestro Luigi Ambrosoli una figura fondamentale per questa città: “Lei ha detto le cose che diceva sempre Duccio”».
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