Gruppo Gammon in Italia, 1500 posti a rischio
Quasi 400 solo tra Gallarate, Fagnano Olona e Legnano alla Franco Tosi e alla Sofinter. La Cisl lancia l'allarme
Sono oltre 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa della crisi nelle aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S. Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di Ravenna. E’ l’allarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le ricadute sull’occupazione. «Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l’anno scorso aziende italiane del settore elettromeccanico – spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti».
Il sindacato sollecita quindi un incontro urgente con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle aziende italiane e quali prospettive si aprono. «I segnali sono preoccupanti – aggiunge Dedei -. Ai 150 in cassa integrazione alla Franco Tosi da due settimane si è aggiunto nei giorni scorsi il fatto che la Sadelmi, al 50% proprietà del gruppo, ha chiesto il concordato preventivo e affitterà le attività ad altre società. Gammon in questo modo esce di scena e non vorremmo che fosse solo l’inizio di una fase di disimpegno». Gammon India Limited è una società con sede in India con attività nelle infrastrutture: immobili, ponti, aeroporti, sistemi di trasporto rapido di massa, centrali elettriche, linee di trasmissione di potenza. Fornisce siatemi di progettazione e costruzione di ingegneria sia in India, così come all’estero
La situazione della Franco Tosi – L’azienda (foto a sinistra) è stata rilevata dal Gruppo Casti e salvata da un probabile tracollo finanziario attraverso la ricapitalizzazione. Il gruppo dirigente, che non è stato cambiato, ha presentato un piano industriale di rilancio che dovrebbe svilupparsi nei prossimi cinque anni producendo risorse in grado di effettuare investimenti. Il portafoglio ordini si presenta consistente, anche se per il rallentamento di una commessa l’azienda ha 150 lavoratori cassa integrazione guadagni. I progetti di accorpamento di altre realtà aziendali con l’acquisto dell’immobile di proprietà Ansaldo sembrano per il momento accantonati. I sindacati sono preoccupati per il mantenimento degli impegni di Gammon di sviluppare l’azienda, in quanto ad oggi gli interventi sono stati di tipo finanziario/conservativo e solo in misura molto limitata si stanno realizzando sinergie commerciali. Si teme inoltre il trasferimento all’estero della tecnologia Tosi.
La situazione del Gruppo Sofinter – Gammon risulta essere con il 50% l’azionista di maggioranza anche se la presidenza del CdA e della conduzione aziendale sono ancora della vecchia proprietà e l’intervento anche qui è stato essenzialmente finanziario. Il carico di lavoro per il 2009 nelle diverse divisioni e aziende del gruppo non dovrebbe determinare problemi. In particolare per Termosud sono stati evidenziati problemi di redditività per quanto riguarda le grosse caldaie.
La situazione della Sadelmi-Benelli – L’azienda è stata partecipata dal gruppo Gammon al 50% e nei giorni ha fatto richiesta di concordato preventivo. Le attività verranno affittate a due società di proprietà del gruppo Busi. Gammon esce completamente di scena.
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