I sindacati americani dicono sì, più vicino l’accordo Fiat-Chrysler
Durante la notte lo Unite Auto Workers ha concordato una riduzione dei costi del lavoro, necessaria a ottenere i fondi statali
Anche il sindacato statunitense dell’auto ha fatto il suo passo per rendere possibile l’accordo tra Chrysler e Fiat. Durante la notte di domenica 26 aprile, infatti, il sindacato United Auto Workers ha accettato il compromesso con l’amministrazione Obama, necessario ad evitare la bancarotta. Con questo patto, non ancora pubblicato, i sindacati avrebbero concesso una forte riduzione del costo del lavoro. I lavoratori, infatti, avrebbero rinunciato al 50% dei dieci miliardi di dollari che la Chrysler avrebbe dovuto versare al fondo sanitario per i pensionati (il Veba). Inoltre ciascun veicolo costerà centinaia di dollari in meno, a livello di produzione.
Delle concessioni chiaramente pesanti, che però saranno rimborsate in azioni dell’azienda. Il sindacato ha dimostrato una particolare sicurezza, in questo momento di difficoltà: l’accordo è stato firmato con l’87% dei consensi. A questo punto Chrysler potrebbe essere davvero pronta a firmare l’accordo con Fiat: Obama, infatti, aveva promesso di aprire lo "scrigno" degli aiuti statali solo a fronte di una diminuzione dei costi del lavoro, ora ottenuta.
«L’accordo provvisorio raggiunto fornisce il quadro necessario a garantire la competitività della produzione e contribuisce a soddisfare i requisiti avanzati dal Tesoro» ha affermato in una nota il vice presidente Chrysler per le relazioni industriali Al Iacobelli. Ora è necessario ottenere una riduzione del debito di 6,9 miliardi di dollari che la casa automobilistica ha con le banche creditrici. Chrysler sopravvive grazie ai quattro miliardi concessi dal governo e potrebbe ricevere altri 500 milioni per tirare avanti fino a giovedì, giornata entro la quale dovrà produrre un piano di riassetto che soddisfi l’amministrazione Obama.
La borsa ha reagito bene alla firma dei sindacati: all’apertura di lunedì 27 FIAT ha visto subito un rialzo del 2,60%, per un valore di 7,9 euro per azione. La casa automobolistica italiana, intanto, prepara il terreno anche all’eventuale acquisizione di Opel: Secondo il quotidiano Der Spiegel, infatti, la multinazionale con sede a Torino si sarebbe già impegnata a non chiudere gli impianti tedeschi della Opel in caso di acquisto della controllata da General Motors. I lavoratori Opel sono i primi avversari dell’acquisizione Fiat, proprio per il timore di chiusura degli impianti.
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