“In Viale Lombardia ci fu una vera e propria sanatoria”

Le piste ciclabili e lo spartitraffico furono modificati rispetto ai progetti presentati, senza che ci sia nessuna autorizzazione del Comune. Ma al momento del collaudo nessuno se n'è accorto




In viale Lombardia si è assistito ad «una vera e propria “sanatoria sui generis”». L’espressione appare nero su bianco sulla relazione conclusiva della  commissione di vigilanza, garanzia e controllo che ha verificato la correttezza dell’intervento sulla via che divide Sciarè e il centro città da Cedrate. Piste ciclabili ridotte a corsie promiscue sui marciapiedi, spartitraffico modificato: modifiche introdotte senza rispettare la convenzione tra i proprietari dell’area su cui sorge il centro commerciale Il Fare e l’amministrazione comunale.

La verifica sull’iter dell’intervento di viale Lombardia era stata richiesta da Pierluigi Galli (Pd): la commissione – composta da consiglieri di maggioranza e opposizione e presieduta da Angelo Senaldi (Pd) – si è riunita più volte, in alcuni casi alla presenza del segretario generale Ciminelli e dei funzionari comunali , compreso l’allora dirigente del settore Urbanistica Gigi Bossi. L’intervento su viale Lombardia risale infatti al 2007, quando Bossi era ancora saldamente alla guida della macchina urbanistica: l’intervento sul viale Lombardia era legato alla realizzazione di un centro commerciale su un’area di proprietà dell’Immobiliare Nuova Venegoni, l’ormai celebre “Il Fare”. Oggi il Fare  naviga in cattive acque, ma allora si prevedevano flussi di traffico consistenti: per gestirli occorreva un viale a quattro corsie e due carreggiate separate da uno spartitraffico. 

I punti oscuri

La relazione finale della commissione ha rilevato nella sequenza degli atti «tempi ravvicinati e poco compatibili con l’effettiva complessità degli stessi oltre ad apparire carenti nella registrazione delle indicazioni e dei pareri in apparenza espressi dalla amministrazione».  Al termine del lavoro di analisi sono rimasti poi diversi punti oscuri su cui far luce: le piste ciclabili, ad esempio, «sono state declassate a piste ciclopedonali», restringendo lo spazio totale riservato a pedoni e biciclette. «Perché e da chi sono state declassate, –  si chiede la relazione – considerando che non sono state modificate nei progetti della variante»? Analogo discorso sullo spartitraffico e sulla larghezza delle aiuole divisorie tra piste ciclopedonali e corsie stradali. 
 

Chi decise le modifiche?

La convenzione stipulata tra l’amministrazione comunale e l’Immobiliare Nuova Venegoni prevedeva inoltre che le richieste di variazioni «potessero provenire solo dall’amministrazione comunale e non da altri soggetti». La documentazione riporta invece che la variante «è stata eseguita “ a seguito di esigenze locali di alcuni residenti e/o di accordi con l’Amministrazione Comunale” ma non c’è evidenza documentale della richiesta o della decisione dell’Amministrazione, il che potrebbe presentarsi come una difformità rispetto al dettato della convenzione». Chi, dunque, propose le modifiche?
Inoltre altra documentazione fu presentata il 24 e 25 maggio, due giorni dopo l’approvazione definitiva della variante, quando i lavori erano già iniziati da tempo. 


Il collaudo

Al momento del collaudo della nuova strada, il 29 maggio 2007, non emergono problemi di sorta. Questo nonostante «sul verbale di collaudo vengano citati documenti di riferimento antecedenti al 25 Maggio 2007, documenti che riportano ancora la presenza di piste ciclabili e di spartitraffico con aiuole». Ma le ciclabili sono diventate semplici marciapiedi e lo spartitraffico è stato modificato.
Il giudizio finale della commissione è dunque netto: «è stata una vera e propria sanatoria "sui generis"».

Il dibattito

Nonostante il documento sia stato frutto di lavoro congiunto dei consiglieri di maggioranza e opposizione, le divergenze di vedute non sono mancate. A innescare le polveri ci ha pensato Aldo Lamberti, chiedendo «di approfondire per capire se ci siano state responsabilità politiche». Il forzista Alessandro Petrone ha definito «indecoroso» l’intervento del Pd, mentre il collega Alberto Ramponi ha ammessoche sì, «sono rimasti dei debbi su alcuni punti poco chiari», ma non ha rilevato «gravità così pesanti». Ramponi ha confermato che «si deve fare chiarezza nella maniera più netta possibile», auspicio condiviso anche dal presidente del consiglio comunale Donato Lozito. 
«I dubbi – ricorda Matteo Ciampoli (Lega) – venivano sempre derubricati a polemica. Ma la questione politica e tecnica rimane: si sono fatti interventi in fretta e furia, l’asfalto cede, la piantumazione manca, le piste ciclabili non esistono». Cinzia Colombo (la Sinistra) ha fatto notare la disinvoltura nelle modifiche fatte dal costruttore rispetto alle difficoltà incontrate dai cittadini: «Mentre alcune esigenze vengono subito soddisfatte, altre espresse dai residenti del rione non sono state ascoltate».

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Pubblicato il 28 Aprile 2009
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