Malpensa, i sindacati pronti alla trattativa con Sea

Colombo (Filt-Cgil): "I segnali di sviluppo non ci sono. Le mancanze non sono solo di Sea, mancano all'appello liberalizzazioni e revisione dei patti bilaterali"

La notizia dei 390 esuberi richiesti da Sea non ha colto di sorpresa il sindacato. Le sigle aeroportuali di Cgil, Cisl e Uil da oltre un mese lamentano una sorta di cortina di ferro sollevata su Malpensa. L’inizio delle preoccupazioni lo scorso 4 marzo, quando con decreto governativo venne vietato lo sciopero fissato a Malpensa per chiedere la liberalizzazione dei diritti di volo e la revisione dei patti bilaterali: «Da quel momento in poi abbiamo alzato le antenne e la preoccupazione è aumentata – spiega Ezio Colombo della Filt Cgil -. Nessuno parla più di crisi, ma di sviluppo. Tutta questa crescita però da noi che siamo a Malpensa tutti i giorni non l’abbiamo percepita: da qui i nostri timori di un peggioramento, confermati dalla tegola della richiesta dei 390 licenziamenti di Sea». La trattativa con la società che gestisce gli scali milanesi comincerà lunedì 20 aprile. Sea propone di prepensionare la gran parte degli esuberi, giustificando la scelta con il drastico calo di traffico derivante dagli effetti sia della crisi economica sia dal de-hubbing di Alitalia su Malpensa, che hanno imposto a Sea di promuovere, così come già fatto nel 2008, una procedura di mobilità. «Nessuno vuole lo scontro – prosegue Colombo -. Se si trova un accordo meglio, valuteremo la proposta dei prepensionamenti. Certo, per noi la soluzione migliore sarebbe quella di mantenere i livelli occupazionali, senza far uscire nessuno. Il dialogo con la società di gestione è stato proficuo nei mesi scorsi, abbiamo trovato un accordo sulla cassa integrazione e sul piano industriale, vorremmo poter continuare su questa strada». I segni di una crisi che si fa via via sempre più pesante i sindacati li hanno notati da tempo: «Si parla di sviluppo del cargo, di nuove compagnie che si affacciano a Malpensa, ma a parte Lufthansa Italia e tante promesse sul settore merci non ne c’è stato nulla – chiosa Colombo -. La crisi non è determinata da Sea: ci sono le mancanze del governo che non hanno messo in pratica la liberalizzazione delle rotte e la revisione dei patti bilaterali a parte poche eccezioni e numerose deroghe. Ad oggi non si vedono soluzioni e anzi ci sono numerosi segnali pessimi, come la chiusura di Sasco, l’anello più debole del settore cargo. Alha intanto prosegue la massiccia cassa integrazione per 14/15 giorni al mese per 500 dipendenti oltre a quelli delle cooperative, i quali solo dopo le nostre pressioni hanno ottenuto i primi soldi dopo oltre due mesi».

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Pubblicato il 17 Aprile 2009
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