Maroni: “Islam, l’integrazione non si fa a Roma”
Stato, diritti e religione al centro del convegno organizzato dalla facoltà di giurisprudenza dell'Insubria. Ospite dell'incontro il ministro dell'Interno
Perchè è difficile garantire la libertà di culto ai musulmani? Perchè non esiste uno statuto della comunità islamica in Italia e in Europa? Che ruolo avranno le nuove generazioni nei processi di integrazione?
Le questioni sottoposte al Ministro dal mondo accademico sono tante e articolate. Ma molte non sembrano essere in linea con il suo pensiero: «Parlare di Islam in Italia non significa soltanto discutere sulla realizzazione o meno dei luoghi di culto – ha spiegato Maroni -. Non sono le moschee il problema. La mia priorità è quella di proteggere le minoranze ma anche e soprattutto di tutelare i diritti della maggioranza dei cittadini».
Diritti che secondo il ministro sono legati alla sicurezza e al rispetto delle norme italiane: «Nel nostro paese – ha aggiunto – sono nate moltissime associazioni culturali islamiche dove si fa di tutto: dalla macellazione alle attività notturne. E questo non ha nulla a che fare con la libertà religiosa».
Stato e religioni – «Lo Stato Italiano ha stipulato accordi con tutte le confessioni presenti in Italia, dalle più diffuse alla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni – ha incalzato Maroni in risposta a chi chiede nuove intese con le religioni -. Con l’Islam questo è più difficile pechè mancano gli interlocutori». Non basta perciò la Consulta Islamica: «Io non me la sento di convocare un gruppo che esclude l’organizzazione più importante, l’Ucoii, che regola i rapporti sociali ed economici di molti islamici presenti nel nostro paese».
L’integrazione sul lavoro – «Il Nord – ha aggiunto – è anche un esempio di integrazione. La città dove convivono più immigrati è Treviso. Proprio quella del "sindaco sceriffo". La prova che l’immigrazione legale, rispettosa delle regole e legata a un contratto di lavoro è differente e costruttiva».
Il libro – "L’islam – si legge nella presentazione del volume curato da Alessandro Ferrari – ha cambiato la geografia religiosa dell’Europa occidentale. Tuttavia, benché irreversibile, l’integrazione delle comunità musulmane nel "Vecchio continente" conosce tutte le difficoltà e le contraddizioni tipiche dei grandi processi sociali, che coinvolgono nel profondo sia le pubbliche istituzioni sia i vissuti quotidiani dei singoli. Di qui la tensione tra "antichi" e "nuovi" costumi; fra la "tradizione delle radici" e le sfide del presente cui essa è confrontata. Ma qual è, oggi, il volto dell’islam europeo ed italiano? Quale la situazione dell’islam nella scuola; delle moschee; degli imam? A che punto si trova la prospettiva di un’intesa con lo Stato? Quali sono le esperienze europee che potrebbero rivelarsi più utili nell’affrontare queste ed altre questioni, a cominciare da quelle poste dalle famiglie musulmane? Con un approccio interdisciplinare, i saggi raccolti in questo volume intendono fare il punto della situazione e offrire alcune indicazioni operative per il futuro".
Il convegno è stato organizzato dalla facoltà di giurisprudenza di Como. Sono intervenuti: Giorgio Conetti, rettore vicario dell’Università dell’Insubria, Paolo Branca, docente dell’Università Cattolica, Roberto Mazzola, docente dell’Università degli studi del Piemonte Orientale e Milena Santerini, docente dell’Università Cattolica.
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