Microsoft chiude Encarta: una vittoria di Wikipedia?

Il gigante dei sistemi operativi chiude la sua enciclopedia digitale: "Le persone oggi cercano e consumano informazione in maniera molto diversa rispetto al passato"

Uccisa da Wikipedia o dal modello a pagamento? In molti blogger in queste ore stanno provando a fare la diagnosi di un evento storico per l’informatica: Encarta, l’enciclopedia creata da Microsoft, ha annunciato l’intenzione di chiudere i battenti, entro il 31 ottobre 2009.

Era il 1993 quando l’azienda che creò Windows si lanciò anche nel mercato delle enciclopedie, vendendo la prima versione di Encarta su CD-ROM. Ai tempi Encarta era la novità: Microsoft fece una proposta all’Encyclopaedia Britannica (che rifiutò) e debuttò nel settore partendo da zero. Il successo fu enorme, Microsoft divenne leader delle enciclopedie digitali.

Gradualmente l’erede di Britannica e Treccani passò ai DVD e, soprattutto, al web: nel 2001 arrivò il sito Encarta.com, consultabile gratuitamente per la versione ridotta e a 3 euro per la versione on-line. Il confronto con Wikipedia, però, non regge più: Encarta oggi conta 60mila voci, la Wikipedia in lingua inglese ne conta 2,7 milioni.

I due modelli, bisogna ricordarlo, si basano su due principi completamente diversi: Encarta è un’enciclopedia "classica", firmata esclusivamente da firme autorevoli e verificate. Wikipedia, invece, è un’enciclopedia sociale: ciascuno può aggiungere contenuti ed è la stessa comunità ad occuparsi della correzione degli errori. Secondo il modello teorico di Wikipedia, al crescere del numero degli utenti, diminuiranno anche le possibilità di errore, perché si formerà una forma di controllo "sociale".

Il problema, è che questa è solo una teoria, della quale (per ora) Wikipedia sembra la dimostrazione pratica più evidente, non esente da qualche scivolone. Per questo, probabilmente, questa non è la fine delle enciclopedie, nonostante i titoli di giornale. Da una parte continueranno a svilupparsi siti generati dagli utenti, come Wikipedia. Dall’altra enciclopedie come Treccani o Britannica proveranno a resistere puntando sul loro punto di forza: la credibilità.

Magari con modelli ibridi: sia Treccani sia Britannica oggi accettano, sui loro siti, "proposte" dai lettori per i nuovi lemmi. Perché, come ha constatato Microsoft abbandonando il settore: "Le persone oggi cercano e consumano informazione in maniera molto diversa rispetto al passato". 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Aprile 2009
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