‘Ndrangheta, la mini-faida che insanguinò Legnano
Si tratta degli omicidi di Carmelo Novella, ucciso in un bar a San Vittore Olona nel luglio 2008, e Aloisio Cataldo, ucciso a settembre e ritrovato davanti al cimitero dove è sepolto il primo
Ci sono ancora due omicidi da spiegare, da ricomporre e re-inserire nel grande disegno malavitoso che stava stringendo in una morsa tutta la zona compresa tra Gallarate e Legnano ed è proprio l’hinterland di quest’ultima città ad essere stata epicentro di una mini-faida che ha fatto due morti: Carmelo Novella e Aloisio Cataldo. Il primo è stato ammazzato a sangue freddo da un killer in un bar di San Vittore Olona, cognato di Vincenzo Rispoli e fino ad allora (era il 14 luglio 2008) probabile reggente della "Locale"; il secondo, genero di Giuseppe Farao capoclan dei Farao-Marincola a Cirò Marina, è stato, invece, fatto ritrovare con un colpo in testa nei campi di San Giorgio sul Legnano a pochi metri dalle mura del cimitero di San Vittore Olona dove era sepolto Novella, in quel caso lo portarono da Reggio Emilia dove viveva.
Due omicidi che vanno ad inserirsi nel quadro più ampio delle morti di Alfonso e Cataldo Murano, di Giuseppe Russo e di Antonino Grasta, ucciso nel 2000 e collegato agli altri tre omicidi. Sei in tutto le vittime che si possono ricondurre alla "Locale Legnano-Lonate" con una sostanziale differenza tra i morti ammazzati di Lonate e i due di Legnano. Viste le strette parentele e l’importanza dei personaggi sembra emergere un doppio livello: i morti di Lonate sarebbero da far risalire a regolamenti di conti interni al gruppo mentre gli omicidi Novella e Cataldo sarebbero da ricondurre ad uno screzio tra la cosca madre Farao-Marincola e la "Locale Legnano-Lonate". In particolare è ipotizzabile che il gruppo radicato tra Varese e Milano stesse cercando troppa autonomia anche a livello economico dalla cosca madre e la conseguenza sarebbe l’omicidio di Novella. La risposta della "Locale" non si è fatta attendere ed ecco che il corpo di Aloisio Cataldo viene ritrovato nelle terre di San Giorgio sul Legnano, a pochi passi dalla lapide di Carmine Novella. A lui sarebbe poi succeduto, a capo del clan, Vincenzo Rispoli.
Supposizioni, ricostruzioni al momento basate solo sulla inoppugnabile parentela tra questi elementi caduti tutti sotto il fuoco impietoso della stessa organizzazione che fino al giorno prima li vedeva in ruoli di primo piano, almeno in questa zona. Che Vincenzo Rispoli fosse l’ultimo capo della "Locale" appare anche dalle 250 pagine dell’ordinanza che ha portato in carcere 39 persone giovedì scorso. Sono in particolare due pentiti storici a fare il nome di Rispoli come capo incontrastato: Ferracane e Cammalleri parlano diffusamente della figura di Rispoli come quella a cui tutti fanno riferimento nella zona.
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