Processo per stupro di gruppo: “Non fu violenza carnale”

Nel luglio 2007 la giovane denunciò di aver subito gli abusi ripetuti di cinque uomini: in aula le difese contrattaccano e il perito nega la sussistenza del reato sulla base dei referti medici. Sentito anche uno degli imputati: "Rapporto consensuale"

Al processo per lo stupro di gruppo denunciato alla Polizia nel luglio 2007 da una giovane, avviato lo scorso autunno, giovedì mattina è stato il turno dei periti e di uno degli imputati, che ha accettato di sottoporsi all’esame di fronte alla corte. La ragazza, che aveva denunciato il fatto solo alcuni giorni dopo l’accaduto, era già stata ascoltata a porte chiuse settimane or sono. I periti medico-legali dottori Giuffrida (per l’accusa) e Cristina (per la difesa) hanno portato gli elementi a loro conoscenza su quanto appurato dai sanitari del pronto soccorso dell’ospedale bustese che il 28 luglio 2007 accolsero la giovane, scioccata e ancora con i postumi dell’abuso di cocaina ed alcool – che secondo la prima ricostruzione le sarebbe stato imposto, in una vera ordalia durata ore e seguita ad un primo rapporto consensuale con uno degli uomini – e di multipli e ripetuti rapporti sessuali. La tesi difensiva è stata ribadita con forza dalla relativa perizia, in base alla quale non si può nemmeno parlare di una violenza carnale, mancando a parere del perito tracce evidenti e inequivocabili in tal senso. Non bastano il dolore al collo, le ecchimosi alla gamba sinistra, e particolari più scabrosi e delicati sui quali sorvoliamo. «Dalla documentazione clinica non emerge alcun segno di violenza sessuale, quella descritta dal pronto soccorso è una condizione di fisiologia, non di patologia» ha risposto il perito alla corte presieduta dal giudice Novik. Il pm Valentina Margio ha cercato elementi ulteriori, inclusa la possibilità che rapporti violenti potessero causare sintomi confondibili con quelli riscontrati e ricondotti dalla difesa a cause fisiologiche, senza trovare appigli nella valutazione netta del perito delle difese.

È stato sentito anche uno degli imputati, Orazio D., mentre altri non si sono sottoposti all’esame delle parti. Secondo il giovane, il rapporto con la ragazza sarebbe tanto occasionale quanto intenso e del tutto consensuale e avrebbe avuto luogo a seguito di un passaggio in auto datole dall’abitazione dove avrebbe subito la violenza di gruppo fino all’automobile di lei posteggiata presso un centro commerciale lungo la via per Fagnano. Orazio D. non avrebbe trovato la giovane nemmeno in stato confusionale o sotto l’effetto di droghe, secondo la sua versione. Le difese hanno anche richiesto la remissione in libertà di un altro degli imputati, il 46enne Vito P., attualmente ai domiciliari. Si torna in aula il 23 aprile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Aprile 2009
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