«Se la Rutil fallisce è colpa del sindacato»
Svanisce la trattativa con il Gruppo Brivio di Lecco. Ora l'unica alternativa è portare i libri in tribunale. Il liquidatore: «Il sindacato ha mandato a monte l'unica trattativa possibile». Il sindacalista: «Avevamo ragione noi, non c'erano le garanzie da parte dell'acquirente»
«Ora è sicuro: siamo tutti a spasso la Rutil è fallita». Il messaggio secco arriva da un commento di un lavoratore dell’azienda di Lonate Ceppino. Ha quasi ragione. Infatti, il gruppo Brivio di Lecco, che fino a ieri era interessato all’acquisto dell’azienda meccanica, ha ritirato l’offerta e ha fatto marcia indietro. Ora le speranze per la Rutil srl sono ridotte al lumicino. Ci sarebbe ancora una settimana di tempo ma di fatto il destino sembra segnato e per modificarlo ci vorrebbe un miracolo. Secondo il liquidatore, Roberto Todeschini, i principali responsabili di questa situazione sono i sindacati che avrebbero tirato troppo la corda con il potenziale acquirente. Il gruppo Brivio voleva comprare l’azienda ma riconfermando solo 45 dei 100 dipendenti, dando «agli esclusi» una buonuscita di 10 mila euro da aggiungere prima alla cassa integrazione e poi alla mobilità.
«Il gruppo Brivio alla fine si è stancato di aspettare le dicisioni del sindacato e si sarà detto: "ma chi me lo fa fare"– dice Todeschini –. E siccome lui è un imprenditore e non un benefattore questo ritardo, che è sinonimo di problemi, lo ha demotivato. Ora i tempi tecnici lasciano spazio solo al fallimento, sempre che non sia un colpo di scena. Sul nostro cadavere arriveranno le iene ( i concorrenti ndr) che già da qualche mese ci osservavano. Il sindacato ha gridato al lupo al lupo, ma doveva saperlo che mandare a monte questa trattativa voleva dire buttare via un valore per ricostituire il quale ci vogliono almeno 10 anni, ammesso che qualcuno ci riesca».
«Il gruppo Brivio alla fine si è stancato di aspettare le dicisioni del sindacato e si sarà detto: "ma chi me lo fa fare"– dice Todeschini –. E siccome lui è un imprenditore e non un benefattore questo ritardo, che è sinonimo di problemi, lo ha demotivato. Ora i tempi tecnici lasciano spazio solo al fallimento, sempre che non sia un colpo di scena. Sul nostro cadavere arriveranno le iene ( i concorrenti ndr) che già da qualche mese ci osservavano. Il sindacato ha gridato al lupo al lupo, ma doveva saperlo che mandare a monte questa trattativa voleva dire buttare via un valore per ricostituire il quale ci vogliono almeno 10 anni, ammesso che qualcuno ci riesca».
Il sindacato rispedisce l’accusa ai vertici dell’azienda di Lonate Ceppino. «Questa è bella – dice Oscar Brun della Fiom – perché non si chiedono chi ha portato l’azienda sull’orlo del fallimento? Non ditemi che sono stati i lavoratori e tantomeno il sindacato. Sul gruppo Brivio avevamo ragione noi: non erano interessati veramente all’azienda perché si era a un passo dall’accordo. L’accordo però era già cartastraccia prima delle firme perché non c’erano le garanzie».
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