Vita avventurosa di un violinista narrata da Carlo Bellora
Il primo volume scritto dal musicologo di Gallarate racconta la figura e l'opera di Filippo Manfredi: peregrinò per l'Europa, trovò fama e successo, ma morì giovane
Molti sono stati i musicisti costretti a peregrinare per l’Europa alla ricerca di visibilità durante il Settecento. Un po’ emigranti per certi versi di lusso, un po’ artisti bohemien ante litteram dalla vita disordinata. Tra loro il violinista di Lucca Filippo Manfredi: dopo gli studi e un periodo a Genova peregrinò tra Francia e Spagna, prima di rientrare nella natia Lucca, ormai consacrato da una fama che gli permise di essere pagato più del suo maestro di Cappella, Giacomo Puccini, avo del più famoso omonimo compositore ottocentesco. Morì giovane, forse stroncato dal mal franzese frutto degli svaghi da libertino in giro per l’Europa.
L’opera e i giorni del musicista toscano sono narrati dal libro “Filippo Manfredi – la biografia e l’opera strumentale”, primo volume frutto del lavoro del gallaratese Carlo Bellora, violinista, musicologo e docente all’Istituto Musicale Puccini, collaboratore di numerose riviste.
Dalla presentazione del volume, edito dalla casa varesina Zecchini: “Filippo Manfredi, violinista molto attivo e stimato a Lucca, si lega fin dai suoi primi studi alla città di Genova, dove — oltre ad imparare a suonare il violino — inizierà una seconda carriera artistica suonando nelle chiese, nei teatri e per le famiglie della nobiltà locale. Un legame quello tra Lucca e Genova molto interessante per scoprire i passaggi tra strumentisti che porterà diversi violinisti a soggiornare nella ridente città toscana; e tra questi arriverà anche il più importante — Niccolò Paganini — che per diversi anni si produrrà come concertista e insegnante di violino a Lucca. Filippo Manfredi, violinista dalle doti tecniche straordinarie, che fu tra i primi ad impiegare i flautati semplici e doppi, sviluppando una tecnica strumentale di notevole modernità. Filippo Manfredi il compagno di viaggio di Luigi Boccherini con il quale avvierà la prima esperienza di quartetto d’archi della storia e con il quale inizierà una lunga tournée verso la Genova, città nella quale era lui il personaggio e non Boccherini. Dall’Italia verso la Francia, verso Parigi dove i due musicisti lucchesi cercheranno di emergere suonando assieme la loro musica. Parigi, dove entrambi pubblicheranno le loro opere, le quali rivelano alcune affinità, almeno sotto l’aspetto strettamente formale. E poi, l’ultimo atto del loro viaggio verso la Spagna, verso nuove prospettive lavorative con le compagnie d’opera e la corte del Principe delle Asturie. Nel 1772 il legame tra i due musicisti si interrompe; Filippo Manfredi torna nella sua Lucca, una città in cui la vita musicale ferveva grazie alla straordinaria sensibilità delle istituzioni, ma anche alla presenza della famiglia Puccini, che per generazioni diresse le sorti della locale Cappella di Palazzo. Musicista ben consapevole del proprio valore fu stroncato a soli 46 anni con tutta probabilità dal celebre male gallico, la malattia di coloro i quali conducevano vita sentimentale disordinata”.
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