Voci dal terremoto: “Tra le macerie, c’è rabbia e speranza”
La giovane reporter di c6.tv Elilia Trevisani racconta, anche in video, cosa sta succedendo in Abruzzo: la macchina dei soccorsi, la paura per le nuove scosse, le storie di chi ha perso tutto
Emilia Trevisani giornalista della web-tv milanese C6.tv, è partita ieri, lunedì 5 aprile, con la prima colonna di automezzi della regione Lombardia dal centro per le emergenze della Croce Rossa di Legnano. Il viaggio, durato circa 10 ore, si è concluso al punto di raccolta di L’Aquila est solo a notte fonda: «Il campo della colonna lombarda si è stabilito a Bazzano di Monticchio, alle porte de L’Aquila – racconta Emilia – qui è stato allestito il campo base per gli sfollati. Immediatamente mi sono recata a Onna, centro simbolo della tragedia abruzzese, dove una nuova forte scossa di terremoto ha fatto crollare quelle poche case rimaste in piedi. Il dolore è negli occhi di tutti qui anche se c’è una grande voglia di ricominciare».
Questa la prima impressione raccolta dalla giovane reporter che descrive brevemente le storie di alcune vittime del terremoto: «Mi ha colpito in particolare un anziano signore che era felice di aver recuperato le foto di sua moglie tra le macerie della casa – racconta – sua moglie è morta a causa del terremoto. Quello che fa rabbrividire, invece, è il silenzio che c’è per le vie dell’Aquila. La città è un teatro di guerra, macerie ovunque, non ci sono angoli intatti della città. Anche l’ospedale, costruito nel ’91, è inagibile e questo ha fatto arrabbiare molto gli abruzzesi che convivono con i terremoti da sempre. I pazienti anziani non gravi sono stati trasferiti nelle tensostrutture esterne mentre i feriti gravi vengono trasportati a Roma o a Pescara». Non c’è solo rabbia tra la gente dell’Abruzzo ma anche speranza: «Ancora questa mattina sono stati estratti feriti vivi dalle macerie – racconta – la speranza sta tutta lì».
Il resto è distruzione e macerie a L’Aquila come nei centri intorno che, nel frattempo, sono stati tutti raggiunti dai soccorritori: «Muoversi è davvero difficile e solo grazie alla Protezione Civile che ci carica e ci porta in giro è possibile uscire dalla città». A volte la presenza del circo mediatico, però, rischia di essere d’intralcio al grande lavoro dei volontari soccorritori: «Tutto il mondo è qui – spiega la Trevisani – ci sono troupe di ogni parte dell’Europa ma anche dal Giappone e dagli Stati Uniti. Gli abruzzesi fino ad ora hanno sopportato le telecamere e le domande dei giornalisti ma non so fino a quando durerà. Certo è che parlarne continua a tenere viva la solidarietà che sta convergendo con grande forza sulla zona colpita dal terremoto».
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