A Viggiù sono tornati i celti siciliani
In provincia di Messina c'è un paese dove si parla una strana lingua, il galloitalico. Una cultura e un idioma mantenuti vivi anche da una associazione con sede a Viggiù, formata da immigrati isolani
C’è un paese della Sicilia dove i capelli sono i "cavei" e non i "capidda", e dove per indicare un cavallo non si dice "cavaddu", ma il lombardissimo "cavai" e infine dove per dire "tutto" si usa il più classico padano "tucc". Si chiama San Fratello, è in provincia di Messina, e alcuni suoi abitanti sono emigrati a Viggiù. Un ritorno alle origini, tanto che hanno fondato una associazione per tenere viva la loro lingua: il galloitalico siciliano. E hanno appena rinnovato il direttivo, come ci segnala una lettera di Giuseppe Scavone.
L’idea dei Celti di Sicilia farebbe forse rabbrividire i leghisti più duri e puri, ma a Viggiù è storia ormai conosciuta. Merito dell’Associazione Culturale Sanfratelliani Gallo-Italici, che dal 1982 trasmette l’eredità culturale e la particolarità della popolazione lombardo-siciliana di quel paese. Gli abitanti parlano un dialetto simile al lombardo ma anche agli antichi idiomi francesi. Come conferma Giuseppe Scavone, il presidente di questa interessante associazione: «Per esempio – racconta – per dire mangiare noi pronunciano mangè, ed infatti quando vengono da noi a San Fratello, gli abitanti degli altri paesi siciliani dicono "andiamo dai francesi"».
Il piccolo paese in provincia di Messina è infatti un’isola linguistica in cui vige il bilinguismo: all’italiano si affianca (nei cartelli stradali, nelle insegne, nell’insegnamento a scuola) il galloitalico, frutto dell’immigrazione dal nord.
A ricucire il rapporto tra l’isola e le terre insubri ci ha pensato l’immigrazione del secondo dopoguerra: la prima sanfratellana a ritornare nelle “terre degli antenati” fu, a Viggiù, Anna Collura, arrivata nel paese dei picasass nel lontano 1957. Ben integrata con la popolazione varesina, la comunità sanfratellana ha avvertito nel tempo la necessità di divulgare e valorizzare la propria peculiarità storico-culturale: l’Associazione Culturale Sanfratellani Gallo-Italici è nata nel 1982 per iniziativa del signor Giuseppe Scavone, arrivato a Viggiù da San Fratello all’età di ventidue anni. La sezione viggiutese, paese che ha l’emigrazione nel sangue, è anche "direzione generale per il Nord Italia e la Svizzera". Fra gli eventi più rilevanti organizzati il sodalizio vanta la realizzazione di mostre, conferenze, convegni, raduni, gemellaggi, a partire ovviamento da quello tra Viggiù e San Fratello. A Saltrio l’associazione ha fatto conoscere anche la processione della Passione, uno dei riti tradizionali del paese siciliano (nella foto, i "giudei di San Fratello", antica consuetudine locale).
Pochi giorni fa l’associazione ha rieletto presidente per altri quattro anni, Giuseppe Scavone, “padre” del sodalizio fin dalle sue origini. Dopo l’Assemblea ed il rinnovo delle cariche direttive, il sindaco di Viggiù, Federico Rizzi ha voluto visitare la nuova sede dell’associazione ubicata al primo piano della prestigiosa Villa Borromeo. Dopo l’intervento di benvenuto del Presidente dell’associazione, il primo cittadino di Viggiù ha ringraziato l’Associazione per il suo operato ed ha ricordato il consolidato rapporto ormai trentennale di amicizia e di scambi culturali tra Viggiù e San Fratello. Il tutto si è concluso con un doveroso rinfresco con prodotti tipici della terra siciliana.
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