Come ti guido il corridore in fuga
Tra i protagonisti dell'azione decisiva nella tappa di Chiavenna c'era anche Viganò, diretto dall'ammiraglia dal "nostro" Stefano Zanini. Ecco come si vivono gli ultimi chilometri in questi casi
Questa volta parlo un po’ di me, anzi di noi inteso come squadra. Già, perché a Chiavenna tra i cinque corridori in fuga ce n’era anche uno della Fuji-Servetto, Davide Viganò, che ho la fortuna di dirigere dall’ammiraglia. Davide è stato bravissimo: pensate che non avrebbe dovuto fare parte della squadra per il Giro ma ha corso molto bene nelle Asturie e si è guadagnato la convocazione. Oggi poi, nonostante avesse molto freddo e abbia un po’ patito per questo, è riuscito ad accodarsi all’azione buona e giocarsi la tappa fino alla fine.
In questi casi, come potete immaginare, la tensione in ammiraglia è doppia: il collegamento radio ci consente di informare di continuo il corridore su quello che avvviene in corsa e oggi, grazie alla tv che abbiamo in vettura, potevo essere ancora più utile. Purtroppo come spesso accade quando si è tra le montagne il segnale televisivo è saltato a 3 chilometri dall’arrivo; a quel punto ho iniziato a ricordare a Viganò le caratteristiche del finale, quali e quante curve c’erano, quali erano le specialità dei suoi avversari-compagni di fuga.
Peccato che oggi Boasson-Hagen fosse davvero troppo forte, comunque credo che il nostro corridore abbia fatto tutto quello che poteva, quindi sono comunque contento. Comunque vi assicuro che è bellissimo vincere una corsa dall’ammiraglia: qualche volta mi è già successo, come per esempio con Van Avermaet in una tappa della Vuelta 2008 o quest’anno al Romandia con Serrano. Chi mi conosce sa che in questi casi mi scappa la lacrimuccia.
Ora mi prendo una pausa, dal Giro e dalla nostra rubrica: domenica mio figlio fa la Prima Comunione e io torno tre giorni in famiglia. Lascio l’ammiraglia a Nardello, spero non me la lasci sporca di gelato!
A martedì!
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