Ecco come sono diventata una motociclista

Norma e Luca sono amici dei due fratelli morti recentemente in moto a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. Il giorno del funerale di Manuel nessuno voleva parlare del significato di quelle morti. Un mese dopo i due amici hanno inviato alla redazione un testo dove raccontano lo strano rapporto che li lega alla motocicletta

«Buongiorno ci siamo incontrati al funerale di Manuel, in quel frangente nessuno aveva voglia di dire nulla, oggi mi sento di dire due parole,che possono  spiegare lo spirito dei motociclisti,ne faccia l’uso che ritiene». Norma e Luca erano amici, anzi sono amici di Alex e Manuel Palomba , i due fratelli gemelli di Cuveglio morti in due incidenti in moto a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro.
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L’ultimo “urlo” per Manuel 4 di 17

Ecco lo sapevo, per una volta che posso godermi il meritato riposo o lavoro o pulisco casa o faccio altro, uffa sono sempre in faccende affaccendata. Oggi che avevo deciso di oziare … oziare e nel frattempo dormire; eccolo di nuovo alla carica, poi accidenti a Lu capace che oggi piove. Mi sa che per evitare il divorzio mi tocca! Avevo avuto il sospetto che stava organizzando una delle sue gite in campagna quando giorni fa mi disse: «se tiene il tempo quasi quasi…la rossa». Non avevo neppure detto forse, con una smorfia della bocca e il centenario centauro, aveva spolverato le giacche da moto, chiesto all’amico meccanico,l’uomo più importante del mondo, di dare un occhio al motore della potente Honda. Il ferro vecchio andava ancora come un diretto, nonostante tutte le mie macumbe, nella speranza segreta, molto segreta, che esalasse l’ultimo respiro, anche se non in maniera plateale. A me bastava solo una cosa: che non partisse più.

Invece la rossa dava ancora segni di giovinezza e Lu, che ne era fiero e tronfio come un vecchio pavone, non vedeva l’ora che arrivasse primavera per portarsela in giro, mostrarla con vanità agli amici. E io, che da sempre mi rifiutavo, adesso dovevo andare. Non riuscivo a capire come della gente matura, degli stimati professionisti, si ritrovassero una tantum. Mi sembravano un gruppo di galline quando gli si getta il becchime.
La moto lucida ci aspettava in cortile, Lu con un sorriso che gli arrivava alle orecchie, mi parlava di quanto era bello scorrazzare per valli, quanto si sentiva quel profumo, quanto questo e quanto quello. E la fatica non si sente, e i giubbotti che ti si appiccicano, e le marmitte calde, etc etc. Lo ascoltavo paziente e nella mia mente un solo pensiero: se piove chissà che lavata, però potrebbe essere una scusa per non mettere più piede su quell’accidente di ferro da stiro a cui è tanto legato. Giubbotti allacciati protezioni ok, infiliamo il casco, interfono 1, 2, 3, prova e via partiamo; la voce si fa sempre più flebile, mi distraggo e guardo intorno, il paesaggio che si apre è sempre quello ma noto delle cose che non avevo mai visto. La rossa si fa sempre più docile, zigzaga nel traffico, usciamo dalla città, paesini a destra e a manca, capannucoli di gente tipica della domenica. Si respira un’aria nuova, anche se è l’aria di sempre. Arriviamo all’appuntamento, il dott tal dei tali che ci aspetta è un noto commercialista di grande fama e larga cintura. Io lo ricordavo in doppiopetto blu seduto dietro alla sua immensa scrivania, che propina a noi poveri contribuenti l’ultimo salasso, adesso in jeans non sembra la stessa persona che ha affisso al muro la preziosa laurea conquistata a fatica. La moglie mi viene incontro con grandi sorrisi e la pseudo Shiffer adesso mi sembra la ragazza della porta accanto, poi salutiamo l’avvocato come si chiama, e via via tutti gli altri. Formato un discreto gruppo si parte e la tappa definitiva è il ristoro in provincia tale su un passo tale. Il viaggio è bellissimo, le moto sfilano una dietro l’altra, si superano, ci si ferma, ci si aspetta, ci si sente come in una grande famiglia, strada facendo si incontrano motociclisti che procedono in direzione opposta, si saluta,si fanno pezzi di strada con biker che vanno verso la nostra meta e il gruppo poco a poco aumenta, tutti amici, tutti legati da moto, nuove e vecchie, belle e bellissime, tutti uguali. Il panorama scherza con noi, si fa timido, si nasconde dietro l’una e l’altra collina, il lago spunta e si ritrae in basso, schiuma e si fa dolce ad ogni curva.
La moto piega docile ai comandi man mano che la strada si fa aspra si va solo dove le moto possono andare, niente auto solo moto, arriviamo in vetta, una chiesetta piccola piccola, fatta di sassi, vecchia vecchia, con un campanile che accoglie una sola campana, li accanto le tavolate, genti che arrivano da ogni dove che salutiamo alcuni che conosciamo alcuni no ma ci accolgono come se avessimo da tempo diviso le stesse cose. Lu saluta tutti, e io dietro. Parla, si confida, e io dietro. Le donne del gruppo tutte a ridere e scherzare, e l’ espressione del mio viso era mutata ridevo e scherzavo con loro come loro. Si pranza, si beve, poco, qualcuno smaltisce dormendo sotto gli alberi, qualcuno rutta, segno che è tutto ok, altri cantano inni alle potenti hp,tanto chi dorme non sente neppure le cannonate, si parla dei viaggi vissuti e se ne progettano di nuovi, le moto vengono elogiate vissute, sì! perche sono loro le prime donne di ogni motociclista. Pian piano la brigata scema mi accorgo che il sole tramonta e si fa sera non per una volta guardando l’orologio, ma seguendo l’orizzonte, ci prepariamo con grande malinconia al rientro, ai problemi che ci aspettano ancora domani.
Percorrendo la strada a ritroso piove, i giubbotti si bagnano e lasciano intorno un buon odore di polvere, la pioggia si fa strada e poco alla volta ci bagna, dolcemente, arriviamo a casa la rossa, in garage, sporca di fango ma ancora bellissima. La vedo con occhi nuovi. Le marmitte calde asciugano la pioggia che gli è caduta sopra e il vapore che scaturisce ha un odore di vita e olio bruciato. Quasi mi commuovo e scopro di essere diventata anch’io una motociclista.

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Pubblicato il 19 Maggio 2009
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