Ecco come sono diventata una motociclista
Norma e Luca sono amici dei due fratelli morti recentemente in moto a distanza di pochi mesi l'uno dall'altro. Il giorno del funerale di Manuel nessuno voleva parlare del significato di quelle morti. Un mese dopo i due amici hanno inviato alla redazione un testo dove raccontano lo strano rapporto che li lega alla motocicletta
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Ecco lo sapevo, per una volta che posso godermi il meritato riposo o lavoro o pulisco casa o faccio altro, uffa sono sempre in faccende affaccendata. Oggi che avevo deciso di oziare … oziare e nel frattempo dormire; eccolo di nuovo alla carica, poi accidenti a Lu capace che oggi piove. Mi sa che per evitare il divorzio mi tocca! Avevo avuto il sospetto che stava organizzando una delle sue gite in campagna quando giorni fa mi disse: «se tiene il tempo quasi quasi…la rossa». Non avevo neppure detto forse, con una smorfia della bocca e il centenario centauro, aveva spolverato le giacche da moto, chiesto all’amico meccanico,l’uomo più importante del mondo, di dare un occhio al motore della potente Honda. Il ferro vecchio andava ancora come un diretto, nonostante tutte le mie macumbe, nella speranza segreta, molto segreta, che esalasse l’ultimo respiro, anche se non in maniera plateale. A me bastava solo una cosa: che non partisse più.
La moto lucida ci aspettava in cortile, Lu con un sorriso che gli arrivava alle orecchie, mi parlava di quanto era bello scorrazzare per valli, quanto si sentiva quel profumo, quanto questo e quanto quello. E la fatica non si sente, e i giubbotti che ti si appiccicano, e le marmitte calde, etc etc. Lo ascoltavo paziente e nella mia mente un solo pensiero: se piove chissà che lavata, però potrebbe essere una scusa per non mettere più piede su quell’accidente di ferro da stiro a cui è tanto legato. Giubbotti allacciati protezioni ok, infiliamo il casco, interfono 1, 2, 3, prova e via partiamo; la voce si fa sempre più flebile, mi distraggo e guardo intorno, il paesaggio che si apre è sempre quello ma noto delle cose che non avevo mai visto. La rossa si fa sempre più docile, zigzaga nel traffico, usciamo dalla città, paesini a destra e a manca, capannucoli di gente tipica della domenica. Si respira un’aria nuova, anche se è l’aria di sempre. Arriviamo all’appuntamento, il dott tal dei tali che ci aspetta è un noto commercialista di grande fama e larga cintura. Io lo ricordavo in doppiopetto blu seduto dietro alla sua immensa scrivania, che propina a noi poveri contribuenti l’ultimo salasso, adesso in jeans non sembra la stessa persona che ha affisso al muro la preziosa laurea conquistata a fatica. La moglie mi viene incontro con grandi sorrisi e la pseudo Shiffer adesso mi sembra la ragazza della porta accanto, poi salutiamo l’avvocato come si chiama, e via via tutti gli altri. Formato un discreto gruppo si parte e la tappa definitiva è il ristoro in provincia tale su un passo tale. Il viaggio è bellissimo, le moto sfilano una dietro l’altra, si superano, ci si ferma, ci si aspetta, ci si sente come in una grande famiglia, strada facendo si incontrano motociclisti che procedono in direzione opposta, si saluta,si fanno pezzi di strada con biker che vanno verso la nostra meta e il gruppo poco a poco aumenta, tutti amici, tutti legati da moto, nuove e vecchie, belle e bellissime, tutti uguali. Il panorama scherza con noi, si fa timido, si nasconde dietro l’una e l’altra collina, il lago spunta e si ritrae in basso, schiuma e si fa dolce ad ogni curva.
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