Enzo D’Alò: «Volevo fare il musicista ma il cinema mi ha conquistato»

Abbiamo intervistato il grande regista italiano ospite d'eccezione domenica 24, per la chiusura del fortunato festival d'animazione "A-tube". Sabato 23 invece il regista incontrerà il pubblico alla Libreria del Corso

Ama la musica e per l’esattezza il sassofono. Eppure la vita l’ha portato verso un altro grande amore, quello per il  “cartoon”. Enzo D’Alò, classe 1953, è uno tra i più celebrati registi e scenografi italiani. Nella sua vita ha tradotto su schermo storie come “La Gabbianella e il gatto”, “La freccia azzurra”, “Momo alla conquista del tempo” ma anche “Opopomoz” e domenica 24 maggio, sarà l’ospite d’eccezione che chiuderà il fortunato festival del cartone animato “A-tube”.  Dalle 16, alla sala Urano del Multisala Impero, verranno infatti presentati i suoi film d’animazione più amati. Mentre domani, sabato 23, alle 18 incontrerà il pubblico alla “Libreria del Corso” (corso Matteotti).
Oggi Enzo D’Alò sta lavorando ad una nuova creazione che da ottobre verrà trasmessa sulla terza rete della Rai. Un lavoro che, come ci ha raccontato, sarà “sorprendente” e che vede la collaborazione di grandi professionisti e al quale è dedicato un sito ufficiale (www.pipipupuerosmarina.com) dove scoprire curiosità su questi nuovi personaggi.

Come ha cominciato a fare cartoni animati?
«E’ stata una cosa casualissima, è successa per sbaglio. Io avevo la passione per la musica, suonavo il sax e pensavo a fare il musicista. Quando mi hanno chiamato per fare l’obiettore di coscienza a Torino, ho iniziato a lavorare con i bambini ed è nato tutto per gioco. Loro disegnavano e riprendevo i loro disegni con la cinepresa e li montavo con la mia musica. Così ho incontrato questo universo»

“La freccia azzurra”, “La gabbianella e il gatto” sono film d’animazione che hanno conquistato grandi e piccini. Qual è il segreto di questi film?
«Spero di continuare a conquistare grandi e piccini. Il segreto se c’è, è quello della passione e dell’emozione. Il modo migliore di raccontare una storia è quello di costruirla con attenzione, soffermandosi su quello che si fa, mettendoci molto del tuo, di quello che hai dentro. Quando mi chiedono “qual è” il personaggio che preferisco?”, rispondo che mi piacciono tutti molto perché rappresentano una mia faccia, nascono da me e raccontano il mio essere o il mio non essere. E’ un modo per raccontare come sei o per raccontare quello non hai fatto, che avresti voluto fare».

Qual è il suo rapporto con l’innovazione tecnologica? Compromette la creatività o la aiuta?
«La tecnologia è ausiliaria della creatività e non deve supplire ad essa. Tutto nasce dall’idea, dalla storia e se non c’è questo di base la tecnologia non serve. Utilizzarla è molto utile, scrivere al computer è più veloce che con la macchina da scrivere per esempio ma se non c’è un concetto di base non serve».

Molte volte il cinema d’animazione è considerato solo per bambini o di "serie b". Secondo lei è possibile cambiare questi pregiudizi?
«Sì, è possibile. Questi pregiudizi sono per lo più italiani, se si guarda alla Francia, alla Germania è molto diverso e i cartoni animati molte volte fanno incassi superiori a quelli dei film. In Giappone Hayao Miyazaki ha creato cartoni di grandissimo successo. Invece il limite dell’Italia è che si pensi a costruire dei cartoni per bambini come qualcosa che non debba essere intelligente o di alta qualità mentre abbiamo dimostrato che non è così. Anche io con “La gabbianella e il gatto” ho costruito una storia semplice ma profonda che è piaciuta molto ai più piccoli. Sembra quasi che qui si pensi al rapporto qualità – incasso in modo inverso: più il film è brutto e più incassa, non è così».

Come vede questo festival a Varese?
«Sono molto contento, so che sta andando molto bene. Conosco Giorgio Ghisolfi da anni, è un grande professionista e questo è fondamentale per costruire un buon festival. L’Italia ha bisogno di dimostrare che il cartone animato è un arte e non solo un mezzo di intrattenimento».

A Varese verrà presentato il trailer della sua ultima creazione in tv, cosa ci dobbiamo aspettare?
«Qualcosa che vi stupirà. Ho scritto la storia con Vincenzo Ceriani e l’illustrazione è di Anna Laura Cantone. E’ la storia di tre animaletti, Pipì, Pupù e Rosmarino che partono per un viaggio alla ricerca del Martà, una realtà metafisica. E’ una storia che vuole raccontare il viaggio come qualcosa di importante di per sé, in cui lo scopo non è cercare qualcosa ma affrontare un percorso di formazione».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Maggio 2009
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