“Ho diviso il panino con Bacchetta ed è la cosa che mi fa più male”
Dennis Catic parla a Raidue dell'omicidio del fratello e indica nel tradimento di Bacchetta uno degli aspetti più dolorosi della vicenda
Una commovente e difficile testimonianza. Dennis Catic è stato intervistato dalla trasmissione “Insieme sul due”, ha parlato del delitto del fratello Dean e ha gelato lo studio con le sue risposte secche e misurate, ancora paralizzato dall’emozione e dal dolore. Gli autori hanno scelto di farlo comparire su una poltrona rossa, accanto al conduttore: Sullo schermo. c’era la scritta che, per gli autori, dà il senso alla vicenda: ucciso dal suo migliore amico. Perché questa è una parte della verità finora conosciuta nella storia dell’omicidio di Dean, che è stato accoltellato nove volte alle Bustecche la notte del 21 aprile, poi ancora accoltellato al campo del Vivirolo dai suoi due carnefici, Jacopo Merani e Andrea Bacchetta (l’ex amico), e infine colpito con 4 picconate e sepolto nell’orto di casa Merani, a Bizzozzero, il corpo avvolto nel cellophane, le scarpe di Dean usate da Bacchetta per non sporcare le sue.
Dennis ha ripercorso quella sera e l’intera vicenda. Poi ha detto: “Non si sono neanche pentiti, per loro doveva sparire”. Il conduttore ha insistito sugli aspetti più choccanti che i giornali hanno raccontato in quei giorni: “Ho diviso il panino con Bacchetta Andrea in questura – ha confermato – e questa è la cosa che mi fa più male”. Il fratello della vittima ha detto ancora una volta di non conoscere Merani, mentre ha spiegato che Bacchetta era molto amico di Dean e che spesso era venuto a mangiare, e a dormire, a casa loro. E’ la violenza pianificata e reiterata contro Dean, che ha particolarmente sconvolto il ragazzo intervistato oggi dalla Rai: “Non dovevano continuare – ha detto riferendosi alle coltellate e alle picconate – piuttosto lo potevano pestare a sangue, invece
volevano finire il lavoro che avevano cominciato”.
Dennis ha infine tracciato un ricordo del fratello. “Aveva tanti sogni, in particolare la moto, la sua soddisfazione era riparare qualcosa, prima lo faceva con le bici e per tutti quelli che glielo chiedevano. Aveva tanti amici, tutto il paese, tutta la città. Saranno arrivate 3mila persona a casa nostra in questi giorni. Adesso mi aspetto giustizia: vogliono che restino dentro a vita, che saldino le celle e buttino via la chiave, non posso dire altro. Cosa direi ad Andrea? Non dico niente”.
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