Il coraggio della gente d’Abruzzo raccontato da due dipendenti comunali
Romeo e Salina, impiegati nel settore dei lavori pubblici, hanno passato una settimana tra gli sfollati per valutare i danni del terremoto
Hanno ancora negli occhi il disastro del terremoto abruzzese e la forza delle popolazioni colpite Michele Romeo e Fiorenzo Salina, a capo, rispettivamente, dei lavori pubblici e dell’urbanistica ed edilizia privata del Comune di Mornago. Sono tornati domenica 3 maggio dal campo allestito dalla Regione Lombardia a Monticchio, frazione de L’Aquila, dove per una settimana hanno lavorato alla valutazione dell’agibilità degli edifici.
«Il giorno del terremoto la Prefettura di Varese ha diramato a tutti i sindaci della provincia una richiesta di disponibilità da parte dei tecnici comunali a recarsi nei luoghi del disastro. Io e il mio collega abbiamo acconsentito e a distanza di circa venti giorni, dopo aver partecipato ad una giornata di apposita formazione, siamo partiti per L’Aquila», racconta Romeo.
I due tecnici sono stati accolti in un campo che attualmente ospita 500 persone: «L’organizzazione del villaggio e l’assistenza ai terremotati è eccellente. Tra le tende c’è un ufficio postale dotato di bancomat, il 118, una sala operatoria, medici di base, assistenza psicologica, due mense, la farmacia e la scuola elementare», testimonia Salina.
I due colleghi hanno lavorato separatamente, in squadre da tre composte da un ingegnere architetto, un geometra e un vigile del fuoco. Sono stati inviati nelle zone di periferia e nelle frazioni de L’Aquila dove i danni sono relativamente contenuti: «I più colpiti sono gli edifici dei centri storici, costruiti in pietra all’inizio del secolo scorso senza leganti cementizi e successivamente rimaneggiati con interventi inadeguati alle strutture portanti. Purtroppo, però, tra le strutture inagibili non mancano quelle recenti», riferisce Romeo.
Nelle loro ricognizioni i due tecnici erano accompagnati dai proprietari delle case sottoposte a censimento, che per la prima volta rientravano nelle loro abitazioni per prelevare il necessario. Non era facile, per gli impiegati mornaghesi, rimanere saldi davanti alle scene di dolore e pianto che ne seguivano.
«Eppure la gente del posto è coraggiosa, molto attaccata al territorio e agli affetti familiari», ricorda Romeo, «La loro disponibilità nei nostri confronti era massima. Chi poteva non mancava di invitarci in casa per offrirci un caffè e nel nostro ultimo giorno di permanenza gli abitanti del campo di Casaline hanno persino organizzato una festa in nostro onore, ritmata dalla musica di un vecchietto che suonava la fisarmonica».
Ricordi commoventi che i due tecnici hanno voluto condividere con i loro colleghi e con tutti gli abitanti di Mornago come autentica lezione di vita.
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