“Il killer arrivò in scooter e ammazzò Monterosso”

La dinamica del delitto di Cavaria è stata raccontata nei particolari dal testimone che si è costituito

Non c’era un fuoristrada con i vetri oscurati, a Cavaria, il giorno dell’agguato a Giuseppe Monterosso, ma un semplice scooter, con il quale Andrea Vecchia, l’uomo accusato di averlo freddato, raggiunse la cittadina prima di colpirlo a morte, nel cortile dell’azienda accanto all’autostrada. Lo ha rivelato il pentito, Alessio Contrino, l’uomo che ha raccontato tutto alla polizia accusandosi anche di aver fatto da palo all’agguato. Secondo il testimone, quel giorno, i due hanno raggiunto Cavaria su due moto separate. Il killer ha lasciato lo scooter vicino all’autostrada ed è salito in moto con Contrino, che nel frattempo aveva fatto un sopralluogo nel deposito riferendo che era aperto e che c’erano 3 persone all’interno. Mentre Contrino faceva il palo all’esterno, Vecchia è entrato e ha sparato, uccidendo Monterosso, e ferendo un suo dipendente. Poi è salito sulla moto con il complice che lo attendeva e  si è fatto riportare allo scooter, parcheggiato nei pressi dello svincolo autostradale. Infine sono fuggiti per strade diverse. La squadra mobile di Varese ha rinvenuto anche altre motociclette, servite per effettuare, nei giorni precedenti al delitto, dei sopralluoghi a Cavaria, curando le abitudini dell’obiettivo e i suoi movimenti abituali, oltre che le vie di fuga possibili in caso di intoppi.
Contrino si tira fuori dalla premeditazione, e riferisce di aver fatto tutto senza sapere che ci sarebbe stato un morto di mezzo. Ma la accuse del pm Silvia Isidori sono pensantissime. Vecchia e Contrino devono rispondere di omicidio premeditato in concorso, mentre i due uomini saliti dalla Sicilia con le armi, Giuseppe Luparello e Antonio Cuntrera , oltre alla detenzione di armi comuni e da guerra, si trovano, insieme a Vecchia, anche un’accusa molto grave: il tentato omicidio. Secondo la procura di Busto Arsizio, infatti, il gruppo aveva già praticamente messo in atto una parte del proposito che doveva portare all’eliminazione di alcuni familiari di Monterosso, sospettati dai killer di aver partecipato al rogo dei camion di Albiolo. Un gesto che era parso una provocazione insopportabile, e non tanto un danno economico dato che i mezzi erano assicurati. Andrea Vecchia, Giuseppe Luparello e Antonio Cuntrera, dunque, allo stato dei fatti vengono considerati, dall’inchiesta, come un vero e proprio gruppo di fuoco, armato fino ai denti e pronto ad ammazzare.
 

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Pubblicato il 19 Maggio 2009
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