Il pronto soccorso raccontato dai varesini
Decine e decine di commenti arrivati in redazione compongono un mosaico dalel mille facce su come gli utenti intendono la sanità di primo intervento. Da chi chiude un occhio a quanti parlano di tortura
C’è chi sostiene che quando si sta male “Mangiare non è una priorità”. Altri che ragionano sui diritti degli ammalati come fattore imprescindibile, inalienabile, anche quando c’è da farsi curare. Altri ancora, invece, insistono sulla difficoltà di lavorare in continua agitazione, con mille sollecitazioni e pressioni a cui vengono sottoposti i “triagisti” (infermieri che accolgono i pazienti al pronto soccorso). La lettera sulla “Guantanamo varesina” che poi altro non è se non il pronto soccorso del Circolo ha sollevato un gran polverone per via di un semplice, ma lineare, ragionamento: la sanità è nostro malgrado argomento di tutti, e specialmente quella d’urgenza rappresenta il primo e più osservato tassello della cura. Quasi 90 commenti in neppure 24 ore sono comunque un spaccato di ciò che i nostri lettori pensano della sanità varesina. Qui si capisce l’eccesso dell’opinione, la rabbia, ma anche il buon senso degli osservatori: “Esistono e esisteranno sempre situazioni limite, tutti noi siamo umani e possiamo sbagliare…. ma non voglio pensare che per definizione noi siamo i pecoroni da mandare al macello e medici infermieri e manager siano i boriosi che se ne fregano”, scrive Gianluca. Un equilibrio a cui fa da contraltare Stefano: “Invito poi coloro che denunciano e si lamentano di una sanità varesina da terzo mondo a recarsi veramente in un ospedale (anche privato) del terzo mondo, e poi forse cambieranno idea. O sarebbe sufficiente mettessero piede in un qualsiasi P.S. del sud Italia per apprezzare quello di cui fortunatamente, in media, possono usufruire.
Ricordo a tutti che le strutture di P.S. sono nate per le emergenze, e quelli che ci si recano per il raffreddore ostacolano la possibilità di curare i casi seri…”.
Non mancano neppure le opinioni di operatori che, sempre restando sul tema del confronto con l’estero, propongono paragoni interessanti: “Sono un medico che lavora in Inghilterra e nel mio ospedale il pronto soccorso ha l’obbligo di fornire la prestazione entro 4 ore dal triage (diagnosi e/o terapia e/o trasferimento ad altro reparto). Questo target di 4 ore deve essere rispettato almeno nel 95% dei casi. nb: naturalmente il tutto e’ monitorato da ispettori governativi” racconta Domenico. Ma, sempre per restare sul tema, Gianluigi racconta un’altra drammatica esperienza: “Oggi dopo 5 ore e 30 minuti di inutile attesa per una anziana zia, ho rinunciato vista l’impossibilità di quantificare gli ulteriori tempi di attesa, andandocene. La situazione è stata umiliante per me e soprattutto per la paziente anziana. Tutto ciò denuncia una grave incapacità gestionale, a cui la classe politica non sa o non vuole porre rimedio. Il dirigente capace sa gestire l’ordinaria amministrazione e sa prevedere le emergenze. A casa gli incapaci i cittadini vogliono un servizio valido”.
A chiosa di questi ragionamenti forse vale la pena soffermarsi su un tema di fondo che ha una reale importanza sulla gestione dei servizio di pronto soccorso, vale a dire la rete dei medici di base e degli ambulatori, scrive infatti “Doc”: “La grottesca organizzazione del nostro ps è un appendice di un fiume che nasce ben più a monte, dapprima è doverosa la denuncia verso i medici di base sul territorio che oramai hanno perso la loro funzione di filtro e che, strenui seguaci della medicina difensiva, inviano in ps ogni sorta di paziente con l’unico fine di scaricare ad altri il barile della propria ignoranza, secondo punto siamo "noi" intasatori che vediamo il Ps come la via più breve per evitare la coda del ns medico di famiglia”.
A chiosa di questi ragionamenti forse vale la pena soffermarsi su un tema di fondo che ha una reale importanza sulla gestione dei servizio di pronto soccorso, vale a dire la rete dei medici di base e degli ambulatori, scrive infatti “Doc”: “La grottesca organizzazione del nostro ps è un appendice di un fiume che nasce ben più a monte, dapprima è doverosa la denuncia verso i medici di base sul territorio che oramai hanno perso la loro funzione di filtro e che, strenui seguaci della medicina difensiva, inviano in ps ogni sorta di paziente con l’unico fine di scaricare ad altri il barile della propria ignoranza, secondo punto siamo "noi" intasatori che vediamo il Ps come la via più breve per evitare la coda del ns medico di famiglia”.
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