L’edilizia è una terra straniera anche per i diritti

La metà dei lavoratori impiegati nei cantieri sono immigrati. Albanesi, marocchini, rumeni, tunisini. Brahimaj Pjerin (Fillea-Cgil): «Molto spesso sono assunti con un livello da manovali anche se sono muratori esperti, gruisti, piastrellisti. Solo 54 su 3140 ottengono il quarto livello»

La crisi economica penalizza doppiamente i lavoratori stranieri: da una parte li espelle dal mercato del lavoro, spesso senza ammortizzatori sociali, dall’altra li mette in una situazione di ansia per il rinnovo del permesso di soggiorno, che in Italia è legato al posto di lavoro. L’edilizia per l’alta presenza di lavoratori stranieri è il settore che più risente di questo doppio effetto: dei 8545 lavoratori impiegati nei cantieri edili del territorio, il 42 % (3.140) sono immigrati. «A Varese – spiega Brahimaj Pjerin, albanese e segretario della Fillea Cgil – ci vuole di media un anno e mezzo per ottenere il permesso di soggiorno. E in attesa il lavoratore regolare passa clandestino e molto spesso, pur di non perdere il lavoro, diventa lavoratore autonomo, con la partita iva, facendo quello che faceva prima».
Youseef Mohtaje, giovane delegato della Fillea varesina, denuncia un altro fenomeno accentuato dalla crisi: «Molti lavoratori edili immigrati – racconta Mohtaje – vengono da noi con la lettera di licenziamento per assenza ingiustificata dal posto di lavoro. In realtà prima gli viene comunicata a voce la cassa integrazione senza alcuna lettera che spieghi le modalità e la durata, mentre avrebbero l’obbligo di fare una dichiarazione scritta, e poi vengono licenziati perché magari riprende il lavoro e i lavoratori ignari non si presentano. Stanno facendo di tutto».
La parte del leone la fanno gli albanesi (37,4%), marocchini (17 %) e rumeni (14%). Nel giro di un anno hanno chiuso i battenti ben 157 imprese, (si è passati da 2361 a 2204), quasi 1000 i posti di lavoro bruciati  con una percentuale più alta (9,3 %) nelle imprese artigiane, la cassa integrazione è aumentata rispetto al febbraio 2008 del 230 per cento.
I dati sono stati divulgati nel direttivo della Fillea-Cgil alla camera del lavoro di Varese, a cui hanno partecipato i segretari nazionali della Fillea Cgil, Moulay el Akkioui e Mercedes Landolfi, il segretario regionale, Franco De Alessandri, il segretario provinciale, Simona Ghiraldi, e il segretario confederale della camera del lavoro di Varese, Marinella Magnoni.
I vertici della Fillea parlano senza mezze misure di «provvedimenti razzisti e xenofobi». Di fatto, secondo i sindacalisti, la discriminazione avviene già con l’inquadramento. «Molti di questi lavoratori, più della metà – spiega ancora Pjerin – sono assunti con un livello da manovali anche se sono muratori esperti, gruisti, piastrellisti. Solo 54 su 3140 ottengono il quarto livello.».
«Qualcuno – conclude Jacques Amani, responsabile immigrati della Cgil di Varese– sta cercando di nascondere questi dati. L’Italia non capisce che l’immigrazione è un fatto di famiglie e non di delinquenti. E se vedete di mattina presto un immigrato sul pullman con molta probabilità non è lì per rubare ma per tornare a casa dopo il turno di notte».

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Pubblicato il 18 Maggio 2009
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