“L’uomo dal fiore in bocca” al Sociale
Educarte rimette in scena per gli studenti delle scuole medie lo spettacolo con cui si è presentata a Budapest
Mercoledì 6 maggio l’associazione culturale “Educarte” mette in scena l’atto unico “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello, recentemente presentato a Budapest, nell’ambito del convegno internazionale “Racconto e film–Regény és film” promosso dal Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, con il contributo della presidenza della Regione siciliana-Ufficio per le Relazioni diplomatiche e internazioni e con il patrocinio dell’Istituto italiano di cultura, nonché dell’Università Eötvös Lorànd di Budapest. La rappresentazione bustese, riservata agli studenti delle scuole medie superiori, sarà preceduta da una lezione introduttiva sullo scrittore siciliano e sul teatro del suo tempo.
Dalle rive del «bel Danubio blu», di straussiana memoria, alla «città delle cento ciminiere», insomma,
L’appuntamento, riservato agli studenti delle scuole medie superiori della città, è fissato per la mattinata di mercoledì 6 maggio (ore 10.15) e vedrà in scena, sotto la regia di Delia Cajelli, gli attori Gerry Franceschini e Mario Piciollo. A loro il compito non facile di far rivivere quel senso di ineluttabile incomunicabilità tra gli individui e quella struggente consapevolezza della relatività della realtà o della finitudine dell’esistenza umana che permea tutto il dramma pirandelliano. Un dramma che lo scrittore di Girgenti (l’attuale Agrigento) mutuò dal racconto “Caffè notturno” del 1918, ripubblicato cinque anni dopo con il titolo definitivo de “La morte addosso”, e che viene considerato un vero e proprio cavallo di battaglia di tanti grandi interpreti del secolo scorso, tra i quali l’indimenticabile Vittorio Gassman.
Classico pirandelliano di grande impatto emotivo e di straordinaria forza drammatica, definito dai più come «un’ode sommessa alla vita che sfugge», “L’uomo dal fiore in bocca” (il cui debutto sulla scena si ebbe il 21 febbraio 1923 al teatro degli Indipendenti di Roma) trasporta il pubblico all’esterno del caffè di una stazione ferroviaria, illuminato dalle luci fioche della notte. In questo scenario, squallido e crepuscolare, un «pacifico avventore» che ha perduto l’ultimo treno della sera e che, in attesa del convoglio successivo, lascia scorrere il tempo sorseggiando una bibita alla menta, si ritrova ad ascoltare la dolente storia di un uomo ammalato di epitelioma, un cancro o come scrive lo stesso Luigi Pirandello un fiore che la morte, passando, «ha ficcato» in bocca.
Il dialogo, o meglio il semi-monologo del protagonista, si configura come una meditazione sull’esistenza umana, sull’importanza della quotidianità e di tutto ciò che, in condizioni normali, appare insignificante. Dai braccioli delle sedie negli atri della stazione ai gesti che i commessi dei negozi compiono per fare un nodo a un pacco, dall’arredamento delle sale d’attesa dei medici all’imprevedibilità dei terremoti, tutto passa al vaglio dell’uomo malato, in un estremo e unico punto di contatto con la vita che sfugge, della quale egli vuole goderne fino allo stremo delle sue possibilità esistenziali, «come un rampicante alle sbarre d’una cancellata».
L’atto unico sarà preceduto da una lezione introduttiva su Luigi Pirandello e sul suo tempo, che affronterà temi quali il teatro borghese, le tecniche recitative e le sue scelte registiche del ‘900, ma anche le riforme apportate nella drammaturgia contemporanea da Kostantin Stanislavskij, Bertolt Brecht, Gordon Craig ed Erwin Piscator, nonché dallo stesso scrittore siciliano, premio Nobel per la letteratura nel 1934, teorizzatore del cosiddetto «metateatro», nel quale non solo viene annullata l’illusione della verosimiglianza e dell’imitazione della vita, ma viene avverso anche lo spazio teatrale come contenitore di quella stessa illusione, attraverso l’eliminazione della quarta parete, ovvero la dilatazione dello spazio scenico fino ad inglobare la platea e a considerare lo spettatore partecipe dell’azione teatrale.
Al termine della rappresentazione è, inoltre, previsto un dibattito con la regista e gli attori.
Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare la segreteria del teatro Sociale di Busto Arsizio, in orario d’ufficio (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00; il sabato, dalle 9.00 alle 12.30), allo 0331 679000.
Informazioni al pubblico: Il teatro Sociale srl, piazza Plebiscito 1, 21052 Busto Arsizio (Varese), tel. 0331 679000, fax. 0331 637289, info@teatrosociale.it, www.teatrosociale.it.
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