La sicurezza di un Paese non si affida alle ronde

Un fronte unico costituito dalle organizzazioni sindacali di polizia, con unica esclusione del Sap (Sindacato autonomo di polizia), protesta contro la politica della sicurezza del Governo e dice no alla giustizia fai da te

«La sicurezza di un Paese non si affida alle ronde». Il messaggio, preciso e chiaro, arriva dai sindacati di polizia. Un messaggio sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali confederali e non, con l’unica eccezione del Sap (Sindacato autonomo di polizia), che si sono riunite in assemblea per protestare sulla politica della sicurezza del governo. Un elenco lunghissimo che dà l’idea del fronte compatto che si è formato: Siulp, Silp, Siap, Ugl polizia,  Federazione Italia Sicura, Coisp sindacato di polizia, Uilps. «Con questa iniziativa – spiega Giorgio Saporiti, segretario del Silp Cgil – si è messo in campo uno sforzo straordinario capace di superare ogni divisione o distinguo per convogliare, in modo unitario e forte, un’azione di sensibilizzazione per ottenere sia lo stralcio della norma che istituisce le ronde, sia adeguate risorse per il riordino delle carriere, per il finanziamento dello straordinario, delle missioni,   dei servizi di ordine pubblico e di tutte le altre voci legate alla nostra specificità».
L’iniziativa ha fatto da eco a quella nazionale che si è tenuta a Roma con presidio e volantinaggio davanti alla Camera dei deputati in concomitanza del voto sul ddl sulla sicurezza.
L’elenco dei motivi fatto dai sindacati di polizia è lungo è corposo: «non è stata individuata alcuna risorsa aggiuntiva per il comparto sicurezza e per i suoi operatori, riconfermando una politica solo di annuncio e non di concretezza sul terreno della sicurezza del nostro Paese, ha riproposto la istituzione delle ronde quale unico strumento per migliorare la sicurezza dei cittadini, in tutti i posti di lavoro di tutta Italia i poliziotti si sono riuniti per valutare il futuro della polizia ed interrogarsi su quale modello di sicurezza questo Governo intende adottare per rispondere alle accresciute e mutate esigenze di sicurezza del Paese».
Secondo i sindacati, questo aspetto tocca anche Varese «dove si stanno sperimentando “nuovi modelli di sicurezza" in risposta al pervicace atteggiamento dell’azione governativa circa l’istituzione delle ronde quale unica risposta alla domanda di sicurezza che i cittadini rappresentano, dimostra la chiara e determinata volontà del Governo in carica di non voler affrontare i problemi reali della sicurezza e di rispondere alle esigenze concrete dei poliziotti e del sistema sicurezza con palliativi propagandistici finalizzati solo ad effetti annuncio e che rischiano di creare il caos nel settore».
I rappresentanti dei sindacati di polizia intervengono anche sull’impiego dell’esercito: «non è accettabile, in un Paese civile e democratico come il nostro, prevedere il costoso impiego dell’esercito in funzioni di polizia in quanto ciò mortifica sia l’alta professionalità dei militari, che sono addestrati ad operare su scenari di guerra e non in funzioni di prevenzione dell’ordine e della sicurezza pubblica, sia quella dei poliziotti, carabinieri e finanzieri che quotidianamente sono impegnati nella lotta contro il crimine e a garantire la civile e serena convivenza della nostra società».
Sull’adeguamento salariale i poliziotti denunciano una situazione grave:
«I poliziotti sono stanchi di dover, intanto, anticipare dal proprio esiguo stipendio le risorse per far funzionare la macchina della sicurezza. Tutti i sindacati di polizia in modo unanime lanciano un grido di allarme sul pericolo che il sistema corre se non si investe immediatamente per sciogliere il vero nodo della sicurezza. Ovvero definire se la sicurezza è un costo o un investimento per questo Governo. Per i poliziotti e per il Paese la sicurezza è un investimento irrinunciabile».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Maggio 2009
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