Legambiente: “in Lombardia non c’è emergenza rifiuti”

Secondo l'associazione ambientalista la questione non è ancora risolta, ma non costituisce una emergenza e un rischio. La strategia: ridurre la produzione di rifiuti e creare sinergie

«Un aeroporto intercontinentale abbandonato in mezzo alla brughiera, un intero quindicennio di programmazione e investimenti regionali miliardari per Malpensa andati in fumo come fondi tossici, trasporti pubblici al collasso, cemento spalmato ovunque, smog fuori controllo: non è che manchino le emergenze nella metropoli milanese ma una, per fortuna, è stata affrontata e vinta nella prima metà degli anni ’90. E’ l’emergenza rifiuti, che fu drammatica per Milano: chi non ricorda i sacchi ammassati per le strade all’ombra della Madonnina? Oggi quel problema non è risolto ma, di certo, non è una emergenza, bensì un problema ‘normale’, da gestire come molti altri, trovando le soluzioni e programmando gli investimenti, con il tempo necessario per farlo». Così Legambiente Lombardia interviene sulla polemica scatenatasi in questi giorni a proposito del problema rifiuti. Di sicuro la città di Milano ed alcuni comuni dell’hinterland devono migliorare molto la loro raccolta differenziata per uscire dalla mediocrità e inserirsi nella scia delle grandi città europee che guidano la classifica dei comportamenti virtuosi di riciclaggio dei rifiuti, come Monaco, Vienna e Hannover. Non solo riciclare, ma anche ridurre la produzione di rifiuti pro-capite deve essere un impegno di politiche ambientali: i cittadini di Praga, Lione, Bruxelles e Berlino producono meno di 450 kg di rifiuti/anno, i milanesi invece oltre 550 kg. «Certo occorrono impianti per la lavorazione dei rifiuti organici, oggi esportati fuori regione, alcuni vecchi inceneritori vanno ristrutturati per renderli meno inquinanti – prosegue Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia -. Ma nessuna emergenza è in vista, se chi sarà eletto per amministrare la Provincia di Milano saprà essere coscienzioso quanto basta per rispettare gli obiettivi fissati dalla Comunità Europea». Anche perchè ad essere in gioco sono 400mila tonnellate di rifiuti che potrebbero essere in eccesso da qui al 2012: molto meno del 10% della produzione di rifiuti della Lombardia, e ancora meno se si tiene conto degli effetti della crisi, che hanno drasticamente ridotto la produzione di rifiuti in modo generalizzato. E il campo è aperto a molte soluzioni, dal momento che Milano confina con province dotate di grandi inceneritori, come quello della vicina Parona, costretta a rastrellare rifiuti dalle province piemontesi per saziare i forni.

«Ci si inventa un’emergenza che non esiste, per non affrontare i veri e più complessi problemi della metropoli milanese – conclude Di Simine -. E’ la solita tattica del parlare d’altro, dell’inventarsi emergenze inesistenti per distogliere l’attenzione da quelle vere. Milano non ha bisogno di nuovi inceneritori, perchè gli obblighi europei di maggior raccolta differenziata e riciclaggio richiedono altri investimenti e impiantistiche diverse da quelle dei forni, in primo luogo per il trattamento della frazione organica».

 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 12 Maggio 2009
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