Quattro mosse concrete verso una cultura della meritocrazia

Presentazione del best – seller di Roger Abravanel e tavola rotonda sul tema della meritocrazia oggi alla LIUC

La meritocrazia? «Un sistema di valori che promuove l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza dell’individuo». Questa la definizione formulata da Roger Abravanel, autore del best seller “Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto”, nel corso del convegno tenutosi oggi alla LIUC nell’ambito del progetto Skills and Behaviour.
Un incontro teso a mettere a fuoco i punti salienti del pensiero di Abravanel, consulente aziendale di lunga esperienza, sul tema tanto discusso del merito, con particolare riferimento al contesto italiano e alle tante storture che lo caratterizzano: «Il concetto di meritocrazia – ha spiegato Abravanel – è nato negli anni ’50 del secolo scorso, introdotto dal laburista Michael Young, anche se già negli anni ‘30 l’allora Presidente dell’Università di Harvard, James Conant, aveva formulato osservazioni ben precise in merito al fatto che la vera democrazia è un processo continuo in cui potere e ricchezza devono essere ridistribuiti alla fine di ogni generazione tramite il sistema educativo».
Abravanel definisce il nostro Paese estremamente “ineguale ed ingiusto”, soprattutto se confrontato con gli Stati Uniti, in cui la mobilità sociale è decisamente alta. Quattro, in estrema sintesi, le proposte di Abravanel, per contrastare quella cultura antimeritocratica ormai tanto diffusa: «Fare una delivery unit nella pubblica amministrazione (“Il candidato per la prima delivery unit italiana è il presidente del tribunale di Torino, Mario Barbuto, che in sette anni ha ridotto drasticamente i tempi delle cause civili”), un test nazionale standard per restituire equità ed eccellenza al nostro sistema educativo (“In Italia l’Università non è quella fabbrica di eccellenza che dovrebbe essere”), una Authority per liberalizzare i servizi locali, come commercio, professioni, turismo, trasporti, aumento del numero di donne che occupano ruoli importanti».
Da Abravanel è giunto anche un chiaro monito ai giovani, affinché coltivino alcuni valori essenziali, che si traducono in comportamenti quali «essere indipendenti dalla famiglia, ricercare l’eccellenza nell’Università, coltivare una passione, diventare cittadini del mondo, non evitare le difficoltà, procurarsi un mentore».
Nella tavola rotonda, il Rettore della LIUC Andrea Taroni ha ricordato quali sono le questioni di più stretta attualità nel panorama universitario, dalla capacità di attrazione dei cervelli che il nostro sistema deve sviluppare, al fenomeno del familismo, fino alla valutazione della didattica: «La missione dell’Università non è istruire ma educare, ovvero tirare fuori il meglio dagli studenti».
A rappresentare il mondo accademico, anche il professor Gianfranco Rebora, che ha ricordato una ricerca recentemente realizzata da LIUC su un campione di 20 aziende con sede in Lombardia, in cui sono stati messi a confronto i metodi di gestione del personale, evidenziando le differenze esistenti tra multinazionali e piccole e medie imprese.
Alla tavola rotonda è stato chiamato ad intervenire anche il Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese Michele Graglia: «Il problema del merito in azienda – ha detto – deve essere declinato come ricerca di una ulteriore leva per accrescere la competitività, tenendo conto di quanto sia importante per un’impresa essere attrattiva nei confronti di manager capaci». Secondo il Presidente Graglia, è quanto mai auspicabile «una riforma in tal senso, che sia prima di tutto una vera e propria rivoluzione culturale, che nasca fin dalla scuola dell’obbligo». Agli studenti presenti ha poi rivolto un invito a farsi sostenitori di questa cultura del merito, perché «solo i giovani, unendo le loro forze, possono concretamente contribuire a scardinare un sistema ormai radicato e in cui è inserita tutta la nostra classe dirigente».

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Pubblicato il 14 Maggio 2009
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