Vogliamo una riforma che faccia pagare meno e tutti
Che cosa comporterà per le imprese la riforma che introduce il federalismo fiscale? Ne hanno discusso gli ospiti del dibattito organizzato a conclusione dell'assemblea della Cna varesina
Pagare di meno e pagare tutti. È questo che si aspettano le imprese dalla riforma dello Stato che ha preso il via con l’approvazione del federalismo fiscale. Ma quali saranno le novità più importanti per gli imprenditori? Ci saranno imposte diverse? Si riuscirà a semplificare gli ostacoli burocratici che frenano lo sviluppo di questo paese? Ne hanno discusso, a conclusione dell’assemblea annuale della Cna di Varese e Ticino Olona, il presidente dell’associazione Daniele Parolo, il senatore leghista Massimo Garavaglia, il consigliere regionale Giuseppe Adamoli, il responsabile dello sviluppo economico per la Cna nazionale, Enrico Amadei e il segretario di Cna Lombardia, Giuseppe Vivace. Gli ospiti della Cna varesina sono stati intervistati da Marilena Lualdi, responsabile della pagina economica del quotidiano la provincia e Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55.
Rivoltare lo stivale – «Il federalismo è per noi una riforma epocale – ha spiegato Garavaglia -. È come se il nostro paese tornasse ai nastri di partenza. Oggi dobbiamo fare i conti con un debito pubblico di 1741 miliardi di euro. Una cifra che è decisamente superiore a quella degli altri paesi europei. La riforma è quindi inevitabile. Noi abbiamo messo al centro di questo cambiamento gli enti locali. Cercheremo di tagliare tutte le spese superflue, solo tagliando la spesa pubblica possiamo promettere alle imprese di ridurre le tasse». «Siamo arrivati ad un punto che impone un cambiamento se vogliamo restare in piedi – ha aggiunto il sindaco di Varese, Attilio Fontana -. Se non avremo la forza di cambiare l’organizzazione di questo paese lo vedremo andare a fondo».
Soluzione buona ma non per tutto – «Io sono convinto che il federalismo fiscale sia la cura per questo stato – ha pecisato Adamoli – ma non dobbiamo commettere l’errore di affidare tutte le nostre speranze a questa riforma. Il problemi italiani non si risolveranno soltanto con l’approvazione di questo cambiamento». Il consigliere regionale del Partito Democratico ha spiegato inoltre il cammino della Regione per porre le basi della riorganizzazione dello stato: «In Lombardia abbiamo fatto dei passi importanti con l’approvazione dello statuto di autonomia. Questo documento serve a migliorare l’efficienza della macchina regionale ma anche a mettere la Lombardia in grado di esercitare le funzioni in più che deriveranno dal federalismo fiscale».
Dimensioni giuste. Soluzioni veloci– Di riforma e aziende ha parlato anche il presidente della provincia Dario Galli: «Le piccole e medie imprese hanno lottato in questa crisi. Con le unghie e con i denti sono rimaste attaccate e sono andate avanti. Noi dobbiamo riconoscere questa ricchezza. Certo un paese non può vivere solo di imprese piccole ma il nostro, se non ci fossero, sarebbe morto. Vessare queste aziende è stato un grave errore».
Dalla parte delle imprese – «Un federalismo senza un vincolo fiscale a mio avviso non avrebbe ragione di esistere – ha concluso Vivace -. Come associazione di categoria dobbiamo capire che impatto avrà questa riforma sulle piccole e medie imprese. Quali saranno i cambiamenti? Come avverrà la tassazione? La nostra preoccupazione è che siano di nuovo le piccole imprese a dover sostenere il peso dell’adeguamento. Lo Stato in questo periodo non ci ha appoggiato. Ora almeno ci aspettiamo chevengano ridotti i costi della politica. È arrivato il momento di razionalizzare la macchina statale che è complessa. Nel decreto non abbiamo visto inoltre una presa di posizione netta sul tema della semplificazione. La riforma fiscale non può non tenere conto anche di questo».
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