“Andrea aveva 17 anni, ma si comportava da grande”

Il ricordo del padre di Andrea Andriani , il ragazzo morto in seguito all'incidente del suo scooter in viale Milano. Le parole della preside del liceo scientifico Luisella Macchi e il dolore silenzioso dei compagni di scuola del giovane

Se ne è andato lasciando un vuoto enorme Andrea Andriani (foto), 18 anni da compiere il prossimo 14 luglio. L’incidente mortale che se l’è portato via è successo intorno alle 22 di ieri, domenica 21 giugno, in viale Milano, a pochi passi dalla Chiesa di Madonna in Campagna. Sulla dinamica pochi dubbi: ha fatto tutto da solo, ha perso il controllo dello scooter ed è finito sul marciapiede. Con lui la fidanzatina sedicenne, ferita in modo grave ma fuori pericolo dopo una difficile operazione (le hanno asportato la milza e ha il fegato perforato). Il dolore del padre, Riccardo, è immenso, pieno di sensi di colpa e dubbi. Racconta dell’incidente guardando fisso nel vuoto: «Uscivano dal Mc Donald’s, quindi non andavano forte – spiega -. Forse si è girato per fare un sorriso o dare una carezza alla ragazza, poi è caduto».

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Andrea Andriani, i luoghi dell’incidente 4 di 10

Andrea a detta di tutti (amici, insegnanti, conoscenti) era un ragazzo d’oro, molto intelligente, maturo. Il dolore di chi lo circonda è immenso, indescrivibile, inconsolabile. La madre Gabriella e la sorellina Sara sono distrutte dal dolore. Il padre trova il coraggio di raccontare chi era suo figlio, interrotto da telefonate di condoglianze e lacrime incontrollabili: «Si comportava da grande, era pieno di voglia di vivere, non aveva certo problemi di socializzazione – dice Riccardo Andriani -. A scuola andava bene, quest’anno aveva preso un debito, ma era una situazione recuperabile. Non era un leader, ma tutti gli volevano bene: era altruista con gli amici, sempre disponibile ad uscire di notte, con la pioggia o la neve se qualcuno aveva bisogno del suo aiuto. Chi lo conosceva ne parlava come un ragazzo sensibile, educato. Stava insieme alla sua ragazza da due mesi: erano belli insieme, stavano bene, si divertivano. Aveva anche già organizzato le vacanze estive con gli amici, in Spagna». Il pianto a dirotto esplode quando si parla di un futuro che non ci sarà più: «Aveva tanta voglia di fare, ma non farà più niente – continua il padre di Andrea -. Era già caduto in motorino da trasportato e si era rotto il bacino. Dovevamo capire, il suo destino era segnato. Avrebbe preso la patente della macchina a breve e gli avevo già comprato l’auto per settembre per impedirgli di andare ancora in moto. Ora è tutto finito». Le passioni di Andrea erano quelle di tutti i ragazzi adolescenti: il calcio, la palestra, i vestiti alla moda, la discoteca. L’ultima istantanea che il padre conserverà per sempre è proprio collegata alla passione per il divertimento: «Era andato con gli amici a ballare a Milano, un’auto guidata da un ubriaco li ha tamponati e loro sono rimati fino alla mattina in zona stazione Centrale – ricorda Riccardo Andriani -. Gli avevo chiesto se voleva un passaggio: mi ha ringraziato e rassicurato, dicendo che ce l’avrebbero fatta da soli. Un’immagine indelebile, dolce, di lui che torna e dorme per tutto il giorno dopo».

 
Il giovane diciassettenne non frequentava più da tempo l’oratorio e aveva abbandonato l’ambiente della Chiesa, come succede a tanti suoi coetanei in una fase difficile, di passaggio, qual è l’adolescenza: «Ho ben presente la sua famiglia – spiega don Walter, coadiutore della parrocchia di Arnate -. Una tragedia immensa. Di lui ricordo poco: giocava a pallone, mi pare stesse partecipando al torneo del centro». Fuori dall’oratorio alcune mamme parlano del terribile incidente, rivolgendo un pensiero alla mamma di Andrea, Gabriella, distrutta dal dolore. A scuola Andrea andava bene. Frequentava la quarta F. Lo ricorda la preside del liceo scientifico di Gallarate, Luisella Macchi: «Ho più di 1300 alunni, ma lui lo ricordo nitidamente – spiega, con la voce a tratti rotta dalla commozione -. Era intelligente, sveglio, sapeva quello che voleva, con una consapevolezza già sviluppata, difficile da trovare nei ragazzi della sua età. Era amico dei rappresentanti degli studenti e spesso mi è capitato di parargli. Questa tragedia ci riporta a quella di Stefano Delle Grane e quella dei due giovani Ricciardi e Fossati del 2004. I suoi compagni gli volevano bene, era molto conosciuto e amato a scuola». Gli amici lo hanno accompagnato in ospedale fino a notte fonda aspettando una notizia positiva che però non è arrivata. Fuori dal liceo si è radunato un capannello di giovani e giovanissimi disperati e in lacrime fin dalla prima mattina. Voglia di parlare pochissima, dolore enorme e inconsolabile: «Le parole sono superflue – commenta dando ragione alla voglia di silenzio e intimità degli alunni il professore del liceo scientifico Luca Segalla, docente di Andrea nell’ultimo anno di scuola -. Il dolore è troppo grande, inconsolabile. Il senso di vuoto è enorme e resterà per sempre».  

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Pubblicato il 22 Giugno 2009
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