Depeche Mode, trent’anni al servizio dei loro fan

Non delude nessuno il concerto della band inglese, malgrado il "Tour of the universe" sia tribolato dai problemi di salute di Dave Gahan. Due ore di performance multimediale a livello altissimo

Non fanno mai pentire del prezzo speso per il biglietto i Depeche Mode, band simbolo degli anni 80 alternativi che ha saputo resistere indenne al tempo, sbaragliando gruppi e persone che sembravano ben più famose di loro. E dopo avere visto il concerto che ha radunato più di 50mila fan allo Stadio di San Siro a Milano nella serata del 18 giugno 2009, il segreto sembrerebbe la totale attenzione al loro pubblico, fin nei minimi particolari: dall’organizzazione alla qualità video e sonora.

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Così, il disordinato Prato diventa una zona privilegiata e parzialmente trasennata per evitare disordini, dove i pazienti fan arrivati al primo pomeriggio (i cancelli sono stati aperti alle 16) godono di un braccialetto speciale che consente loro di andare nelle altre aree senza perdere la “zona conquistata”. I maxischermi invece, ormai da diversi concerti, riproducono live quello che succede sul palco (che in migliaia vedono a una distanza di oltre 70 metri) con una qualità alla “Depeche Mode” cioè paragonabile a un video musicale.

Perchè un’altra delle caratteristiche che rendono la parola “concerto” riduttiva per il gruppo inglese è che le loro performances non sono mai state, fin dall’inizio, puramente musicali: nati con la nascita dei videoclip, i Depeche Mode hanno sempre integrato i video al loro sound, già così tecnicamente complesso di suo, per essere musica pop.

Scelte e suggestioni che, se fossero di artisti comeLaurie Anderson, farebbero senza dubbio parlare di performance artistiche multimediali: ma loro fanno “music for the masses” e sono uno dei gruppi più attenti alla vendita del merchandising, così nessuno osa dirlo.
Peccato: perchè sono uno dei gruppi più longevi, "up to date" e perfetti in qualunque forma: dallo stile letterario alla tecnica audio, dalla performance live alla gestione dell’immagine. Col risultato di avere dalla loro parte uno dei più variegati mix di pubblico che la musica mondiale ricordi: dai ragazzini quasi dark ai vecchi punk con i tatuaggi fatti negli anni 70, dalle famiglie alternative ai tipi modello "cammino di Santiago". 

Perchè sono anche, e innanzitutto, rispettosi e consci del fatto che la loro vita personale e artistica è sostenuta proprio dal loro pubblico, e in funzione di quello lavorano. Non è infatti un elemento da poco il fatto che Dave Gahan saltasse sul palco, facesse girare il microfono e incitasse con le sue famose mosse i più di trentamila spettatori: perchè non tutti ne avrebbero avuto il coraggio e la forza psicologica.

Gahan è stato infatti operato a fine maggio per un tumore alla vescica, scoperto per caso durante l’inizio del  “Tour of the Universe”. E ha ricominciato a calcare il palco a Lipsia, il 10 giugno. Dieci giorni dopo, otto giorni fa. Malgrado ciò, ha cercato di non far mancare niente ai suoi fan, malgrado momenti di evidente sofferenza.  Per questo nessuno si lamenterà mai del fatto che ha fatto cantare ai suoi fan fin troppi ritornelli da soli: ci pareva di dargli tutti una mano.
E non è stato un problema nemmeno l’assenza, talvolta,  dei suoi famosi “acuti bassi” che fanno rabbrividire le ragazze: lo sforzo per mantenere lo standard di chi ha pagato fino a 60 euro a biglietto è stato comunque straordinario.

Tra i tanti brani proposti, come sempre sapientemente mescolati tra quelli dell’ultimo album “Sound of the Universe” e i grandi classici come “Enjoy the Silence” o “Master and servant”, colpisce in particolare un bis “Waiting for the night” cantato in duetto con l’altra anima del gruppo Martin Gore: insieme, con lo stesso sforzo di essere anche fisicamente tra i fans, si è risentita senza compromessi la perfezione tecnica e il cuore che la band inglese mette ormai da trent’anni.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Giugno 2009
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