Gheddafi in Italia, tra orgogliosi e indignati, i lettori si dividono
Il leader libico sta incontrando i nostri maggiori esponenti istituzionali, dal Presidente della Repubblica, a quello del Consiglio, passando per ministri parlamentari e i vertici confindustriali, della finanza e del commercio. Ecco cosa ne pensano i lettori
Arriva il leader libico Muammar Gheddafi e l’Italia si divide. La visita ufficiale da due giorni campeggia sulle prime pagine di tutti i giornali; mai verbo è stato più azzeccato: a destare curiosità, e facili ironie, è soprattutto la tenda che Gheddafi ha piantato per la sua permanenza sul suolo italiano come spiega uno dei tanti lettori di varesenews che si è sentito di intervenire sulla faccenda. Il lettore Jean Paul chiede che cosa pensi di ciò il ministro Maroni: «D’ora in avanti i marocchini, tunisini ecc, senza casa e senza fissa dimora potranno piantare la loro tenda in tutti i parchi pubblici come il Gheddafi? Le discriminanti sono le dimensioni della tenda, o i conti in banca?».
Il tour di Gheddafi in Italia lo sta portando in visita da tutti i nostri maggiori esponenti istituzionali, dal Presidente della Repubblica, a quello del Consiglio, passando per ministri parlamentari e i vertici confindustriali, della finanza e del commercio. La società civile è divisa. Da una parte c’è chi pensa al portafoglio, e quindi agli accordi che questa visita ha ufficialmente sancito o sancirà. Dall’altra c’è chi pensa ad altri accordi, come quello sul respingimento degli immigrati nel Mediterraneo e della fine che questi fanno una volta tornati in Libia; Poi c’è chi ancora ricorda la strage di Lockerbie e le violazioni dei diritti umani.
E così anche i nostri lettori, ognuno con le proprie idee, commentano la visita presidenziale del presidente libico.
Al centro dell’attenzione di un altro lettore anche l’accordo sull’immigrazione: «A nessun parlamentare, italiano od europeo, cronista di giornale o TV, è venuto in mente di andare ad accertarsi e farci vedere e sapere come sono trattati, in quali condizioni sono tenuti e che fine fa chi è fermato sulle sponde libiche». E poi si chiede: « ammesso che riescano a ritornare vivi nel Paese d’origine, si troveranno in condizioni peggiori di prima, perché per tentare l’espatrio verso l’Europa avevano venduto tutto quel po’ che avevano loro e la loro famiglia. Non parliamo poi di quelli che fuggono perché perseguitati e schiavizzati da dittatori senza scrupoli».
Scrive anche il Circolo e Zona Acli di Gallarate che dice: «L’informazione pubblica sulla situazione dei migranti in Libia è volutamente incompleta e "tranquillizzante" e l’opinione pubblica sembra volere che sia cosi’, sembra volere evitare il problema, sembra preferire non sapere. Eppure alcuni utili mezzi informativi ci sono, come il film-documentario "come un uomo sulla terra" girato da un regista eritreo e visionabile sull’omonimo sito internet, e diverse inchieste e libri. Chiunque abbia avuto occasione di vedere e di sapere quale è la condizione di queste persone non puo’ rimanere indifferente, non puo’ condividere le politiche del nostro governo. Non puo’ lasciare che tutto continui cosi’.
Ma c’è anche chi, come Eros Barone, ha accolto con favore la visita: «Vederlo giungere a Roma in alta uniforme militare, esibendo sul petto la foto di Omar al-Mukhtar, eroe e martire della lotta del popolo libico contro l’imperialismo giolittiano e fascista, mi ha ricordato, per un verso, l’interesse e il consenso con cui mio padre, maresciallo dell’aeronautica militare di orientamento democratico e socialista, leggeva il “Libro verde” in cui Gheddafi espone il suo pensiero filosofico, politico e sociale e, dall’altro, il piccolo contributo che negli anni ’90 io ed altri compagni offrimmo alla conoscenza della storia delle relazioni italo-libiche organizzando, nella sala del Comune di Gallarate, la proiezione del film (proibito dalla censura italiana e mai tradotto nella nostra lingua) “Il leone del deserto”: un film, finanziato e prodotto dal governo libico, che narra con la partecipazione di un cast di attori straordinari (da Anthony Quinn a Rod Steiger e Oliver Reed, compreso il nostro Gastone Moschin) le gesta di questo personaggio e descrive i crimini commessi dalle truppe del nostro paese in Cirenaica e Tripolitania»
E chi risponde: «Io per Gheddaffi non ho nessuna ammirazione, per principio io non ammiro i dittatori di qualunque estrazione politica ed etnica siano». Anzi, «Se il nostro governo avesse memoria si renderebbe conto che eventuali crimini di guerra perpetrati in libia sono stati fatti da poveri soldati mandati al fronte per ordini di stato e non certo per loro scelta,che si scusino tra loro delle malefatte belliche e abbiano rispetto per i morti e per i loro parenti,l’amicizia è importante ma lo è pure la dignità di un popolo».
E infine chi, riflettendo sulla visita di Gheddafi e sul modo in cui è stato accolto, dice: «A tal proposito mi permetto di suggerire alcune definizioni di "diplomazia" forse utili a risolvere il mistero che, come credo per moltissimi Italiani (me compreso), attanaglia il Sig. Jean Paul.
In senso informale o sociale, la diplomazia si riferisce spesso alla formulazione di frasi con tatto e in maniera non provocatoria, o a comportamenti nelle relazioni interpersonali tesi a smorzare eventuali punti di attrito».
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