Gli artigiani e la crisi: ora il destino è più chiaro
La terza rilevazione sulla crisi, effettuata da C.N.A. rende più chiaro il quadro della situazione, mostrando qualche segnale di miglioramento, ma confermandonella sostanza la strutturalità della situazione
La terza rilevazione sulla crisi, effettuata tra il 20 e il 25 di Maggio scorsi, che C.N.A. ha realizzato presso i suoi associati, rende più chiaro il quadro della situazione, mostrando qualche segnale di miglioramento, ma confermando e rafforzando nella sostanza la strutturalità della situazione conseguente al crollo finanziario dell’autunno 2008.
Il confronto fra gli indici più significativi rilevabili dai questionari compilati nei mesi di Gennaio, Marzo e, per l’appunto, maggio 2009, evidenzia : un andamento di ordinativi e di fatturato ancora in peggioramento per la maggioranza degli artgiani interpellati, anche se per una percentuale minore (il 53% attuale, contro il 74% di gennaio 2009 e il 67% di marzo) e con il dato positivo costituito dal’aumento percentuale di chi registra miglioramenti (sono il 12%).
Per quanto concerne la percezione delle priorità di interventi anticrisi, aumenta il numero degli imprenditori la cui preoccupazione maggiore è nella difficoltà di lavoro e occupazione conseguenti alla diminuzione del fatturato (che passa dal 30 al 40%) mentre il problema del credito è considerato importante ma non prioritario ( 29%), di poco inferiore ai timori ingenerati dalla contrazione dei consumi. Rimane elevato il giudizio negativo nei confronti dei provvedimenti adottati dalle Istituzioni ( 72% contro l’81% di Gennaio ) anche se aumenta la percentuale di coloro che ritengono si sia fatto poco ma bene.
Quello che però è più significativo è l’atteggiamento nei confronti del futuro degli imprenditori artigiani oggetto del sondaggio CNA. In questo caso infatti le risposte si stanno delineando in maniera brutalmente chiara: aumentano infatti sia gli ottimisti (che passano da poco più del 12% a quasi il 17%) ma anche quelli decisamente pessimisti (che passano dal 18 al 33%, esattamente un terzo degli intervistati). Evidentemente, per gli artigiani varesini intervistati comincia ad essere più chiaro cosa si vede alla fine del tunnel. E non sempre è qualcosa di buono.
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