Mazzoleni «Per uscire dalla morsa delle banche, impariamo la lezione di Amartya Sen»
Intervista al segretario CNA Varese Ticino Olona sulla Crisi, dopo il terzo resoconto chiesto ai loro associati
A margine della pubblicazione dei risultati della terza indagine sulla crisi presso le imprese associate in Provincia, Gianni Mazoleni, segretario della CNA di Varese, fa il punto della situazione e parla delle prospettive per i prossimi mesi.
Nonostante gli appelli e i buoni propositi, l’accesso al credito continua a essere un problema per le piccole imprese: cosa si può fare per cambiare la situazione?
«E’ innegabile che le Banche stiano privilegiando i loro interessi a scapito di quelli generali, nonostante siano state i soggetti meglio sostenuti, e per primi, dalla mano pubblica. Lo fanno continuando a operare una forte selezione e mantenendo alto il costo del denaro, nonostante gli interventi al ribasso ripetutamente stabiliti dalla Banca centrale europea. In questo scenario l’artigianato e le pmi si trovano in particolare difficoltà: la speranza è che gli interventi ideati per favorire il mantenimento della liquidità delle imprese possano essere finalmente utilizzati. Perché la vicenda Confiducia, che noi iniziammo a denunciare a Febbraio, è scandalosa».
Malgrado la crisi, le imprese artigiane della Provincia di Varese sembra siano riuscite a difendere strenuamente l’occupazione. Continuerà così anche nei prossimi mesi?
«Effettivamente, tutti i dati in nostro possesso e il confronto quotidiano con imprese in sofferenza confermano che nei primi, terribili, cinque mesi dell’anno l’occupazione ha risentito solo in parte della caduta dell’attività produttiva e che, nel secondo trimestre, la caduta occupazionale potrebbe rallentare. Bisogna sempre ricordare che per un’impresa artigiana le perdite occupazionali rappresentano una circostanza grave, considerando il valore rappresentato per loro dal fattore lavoro, spesso altamente specializzato. Se però l’inversione del ciclo economico non dovesse arrivare nei tempi sperati, le imprese più piccole potrebbero esaurire la loro capacità di tenuta».
Dall’osservatorio artigiano, quali sono i provvedimenti che il governo dovrebbe prendere per riuscire a stimolare la domanda e migliorare il clima di fiducia?
«In retrospettiva, sembra innanzitutto giusto dare atto al governo di avere favorito la stabilizzazione del mercato finanziario, evitando eventuali fallimenti di istituti bancari e quindi evitendo di far diventare la crisi sistemica. In questo momento è da registrare però l’assenza di interventi di natura strategica, come se si ritenesse preferibile un atteggiamento circoscritto a terapie sui sintomi. E’ una posizione che preoccupa, perché il deficit è destinato comunque a crescere e qualcosa è indispensabile inventare, se non si vorrà traghettare un Paese stremato alla ripresa. Ad esempio, si potrebbe rilanciare il più volte richiesto piano di opere pubbliche minori, per riqualificare e completare la dotazione infrastrutturale del paese».
La CNA Nazionale ha organizzato a Roma un convegno sullo sviluppo sostenibile, al quale ha partecipato anche il premio Nobel Amartya Sen. Cosa ne avete tratto?
«Sen ha ribadito che la via per uscire dalle secche della crisi finanziaria ed economica sta in una strategia che inneschi processi di sviluppo sostenibile che puntino al riequilibrio energetico e ambientale, attraverso una forte razionalizzazione dei consumi e un utilizzo sensato delle risorse del territorio: e in questo l’artigianato e le piccole imprese sono le candidate naturali per sviluppare e dare consistenza a processi che consentano al paese il potenziamento del sistema di risparmio energetico industriale e civile e la diffusione di produzione di energie da fonti rinnovabili. Le piccole imprese, su questo argomento, garantiscono capillarità e presenza di competenze elevate su tutto il territorio nazionale».
Ormai sembra accertato che investire in ricerca e innovazione potrebbe essere la via di uscita delle imprese dalla recessione: ma quali sono le misure da intraprendere per favorirle? «L’innovazione ha sempre rappresentato il vero motore della crescita e un efficace strumento di competitività. E se negli ultimi duecento anni l’innovazione ha riguardato la possibilità di affrancare parte dell’umanità dai lavori più disagevoli, oggi non può che favorire la creazione di tecnologie pulite, infrastrutture ecologiche, offrendo la soluzione delle contraddizioni che rischiano di mettere in discussione il proseguimento stesso dello sviluppo. Deve dunque essere riconosciuto il valore dell’attività di innovazione, svolta quotidianamente dalle piccole imprese, e occorre provvedere a incentivarla prontamente, con misure di defiscalizzazione».
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