“Ministro, basta con i respingimenti collettivi”

Una delegazione in rappresentanza di ben 32 associazioni, tra cui Acli, Arci, Cgil, Cisl e Uil, ha incontrato il prefetto e presentato un documento che invita il governo ad adeguare in termini più responsabili, equilibrati e credibili la normativa sull'immigrazione

Un incontro durato più di un’ora dal prefetto di Varese, Simonetta Vaccari, per esprimere preoccupazione, disagio e contrarietà per la politica dei respingimenti in mare inaugurata dal governo con il concorso della Libia lo scorso 7 maggio. Al secondo piano di Villa Recalcati , venerdì 12 giugno, c’era una delegazione formata da Oriella Riccardi e Jacques Amani della Cgil, Martine Illgen dell’Anolf, Elisa Russo dell’Ital-Uil e Ruffino Selmi delle Acli in rappresentanza delle 32 associazioni e organizzazioni che hanno firmato il documento contro la politica dei respingimenti collettivi (si va da Cgil, Cisl e Uil fino a Ubuntu, il movimento politico dei migranti, passando per le Acli e l’Arci). «La politica del respingimento collettivo – spiegano nel loro documento i firmatari – è contraria alle convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia ed è già stata occasione di condanna della Corte Europea nel 2005. L’Onu ha inoltre affermato che non fa distinzione se il respingimento avviene in acque nazionali o internazionali, ciò che importa è dare la possibilità ai cittadini stranieri che lo vogliano di fare la domanda di richiesta d’asilo, ciò che con il respingimento non è possibile».
I dati dimostrano che i “viaggi del mare” sono la principale porta d’ingresso degli stranieri che richiedono asilo. Le domande vengono presentate dal 75% degli stranieri che arrivano per questa via ed il 50% vengono ritenute ammissibili e danno luogo al procedimento successivo di valutazione. L’approdo dal mare è invece una via del tutto trascurabile per l’ingresso dei cosiddetti “clandestini”, contrariamente a quanto sostenuto ripetutamente dal governo negli ultimi mesi.
(foto, da sinsitra: il ministro Maroni, il prefetto Vaccari e il capo della polizia Manganelli)
Le associazioni che hanno aderito al documento presentato al prefetto chiedono al governo come intende dar seguito agli impegni assunti con la sottoscrizione delle convenzioni internazionali in materia di asilo, in particolare alla Convenzione di Ginevra, unitamente a ciò che prevede la Costituzione italiana, nel momento in cui chiude la principale porta di ingresso ai richiedenti. «I respingimenti – continuano i firmatari del documento – sono avvenuti in base ad accordi intervenuti con la Libia, che si prende in carico, a fronte di impegni finanziari italiani, degli stranieri che vengono respinti. Poiché risulta da diverse indagini di associazioni internazionali tra cui Amnesty International e Human Rights Watch che la Libia, oltre a non aver ancora sottoscritto la convenzione di Ginevra, non solo non garantisce nei confronti di queste persone il rispetto dei diritti umani, ma spesso le sottopone ad un trattamento detentivo e ad altre condizioni vessatorie, quando non inumane, le organizzazioni sottoscritte chiedono al governo quali iniziative intende intraprendere perché ciò non avvenga, ossia per garantire il rispetto dei diritti umani nei loro confronti e la possibilità di richiesta dello status di rifugiati in quel paese. Ciò dovrebbe essere oggetto di confronto stringente già in questi giorni, vista la presenza del leader libico e di una delegazione libica al più alto livello nel nostro paese».
Spesso la politica dei respingimenti, così come quella di regolazione dei flussi degli immigrati per motivi economici in numero fortemente inferiore alla domanda reale, viene accompagnata dall’argomento secondo cui «è meglio aiutare gli stranieri dei paesi poveri nel loro paese, piuttosto che costringerli ad immigrare ed accoglierli nel nostro. Queste posizioni sono rappresentate da forze politiche che sostengono l’attuale governo al quale quindi le organizzazioni sottoscritte, esprimendo per altro profondo disagio, chiedono come intende essere conseguente con questi assunti a fronte delle denunce di questi giorni (dati del gruppo indipendente “One” guidato da Bono, Bill Gates, Desmond
Tutu) secondo cui l’Italia, insieme alla Francia ma peggio della Francia, sarebbe l’unico
paese a non aver rispettato gli impegni assunti verso l’Africa nel G8 del 2005, che tra
l’altro ha presieduto, e con che faccia intende rilanciare questo impegno nel prossimo G8
de L’Aquila».
Sul tavolo del prefetto la delegazione ha posto non solo il problema dei respingimenti, ma anche problema dello stato di irregolarità di migliaia di immigrati Italia, frutto di una legislazione che di fatto fa «dell’irregolarità un “pedaggio” necessario da pagare per gli stranieri che, per motivi economici, vogliono trovare un lavoro nel nostro paese. Purtroppo la normativa attuale, a giudizio delle organizzazioni sottoscritte, non è assolutamente adeguata a regolare con equilibrio la presenza dei lavoratori stranieri in un momento di eccezionale difficoltà economica come l’attuale».
Attualmente si calcola che gli immigrati irregolari siano nel nostro paese, e quindi anche nella nostra provincia, circa un quinto degli immigrati presenti (circa un milione su cinque).
Gli immigrati rappresentano infatti buona parte della componente variabile del lavoro, quella cosiddetta precaria, e sono quindi, più di altri, soggetti alla perdita del posto di lavoro in ragione della congiuntura economica. Sono quindi costantemente esposti alla conseguente perdita del titolo di soggiorno.
«L’attuale congiuntura negativa sta drammatizzando questa situazione. I tempi della frenata produttiva (attualmente di circa -24% rispetto allo scorso anno) sono calcolati di almeno un anno a partire dal mese di ottobre del 2008. Questi tempi non coincidono con il titolo di soggiorno per ricerca lavoro, della durata massima di 6 mesi. Si presenta quindi il rischio concreto, nella nostra provincia ormai effettivo, di una caduta nell’irregolarità di altre migliaia di immigrati fino ad oggi lavoratori regolari, con la conseguente perdita di tutti i diritti legati alla permanenza regolare per se stessi e per le loro famiglie, condizione che peggiorerà con l’approvazione delle norme del cosiddetto “pacchetto sicurezza” ed in particolare con l’introduzione del reato di clandestinità. Parecchi di questi stranieri sono già ricongiunti con la propria famiglia ed una parte consistente di loro risiede nel nostro paese da più di tre, quattro e cinque anni. Oltre alla condizione difficile, in molti casi drammatica, in cui si trovano e si troveranno a vivere queste persone, viene minato il processo della loro integrazione, spesso ben avviato, con le ovvie conseguenze negative per la convivenza civile nelle nostre città e nei nostri paesi. Aumenterà inoltre inevitabilmente il numero di irregolari presenti, la conseguente percezione di insicurezza nella società civile e quindi l’avvitamento senza sbocchi positivi di una situazione che, se affrontata solo dal lato delle misure di sicurezza, potrebbe ulteriormente peggiorare. Chiediamo pertanto al governo, ed in particolare al Ministero degli Interni, se non è il caso, a fronte di questa eccezionale congiuntura negativa, di adeguare in termini più responsabili, equilibrati e credibili la normativa sull’immigrazione».

Le associazioni firmatarie:

Cgil-Cisl-Uil Varese, Acli Provinciale Varese, Acli Colf Varese, Anolf Varese Onlus,
Anpi Varese, Asinitas Onlus, Anteas Varese, ArciServizio Civile Varese, Arci Provinciale
di Varese, Associazione Agodella Bilancia (Bottega del commercio equo-solidale),
Associazione Culturale degli afghani residenti a Varese, Associazione Mauriziana diVarese,
Associazione Senegalesi e simpatizzanti di Varese e provincia, Associazione VO.C.E.,
Auser Varese, Coordinamento immigrati Cgil Varese, Comunità Camerunese, Comunità
Ghanese, Comunità Rumena, Comunità Ucraina, Cooperativa Lotta Contro L’Emarginazione, DisarmiAMO la Pace, Donne in nero Varese,Emergency Gruppo di Varese, I.P.S.I.A. Onlus Varese, L’albero di Antonia – Circolo Arci-, Lav Gruppo di Varese, Libera Varese, Movimento Ubuntu, Peace Games Varese, Quei Bravi Ragazzi, Uisp provinciale, Universauser Varese.

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Pubblicato il 13 Giugno 2009
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