Più maldestro di Gatto Silvestro

È possibile che Silvio Berlusconi esca dal prossimo turno elettorale meno ammaccato di quanto sperino i suoi oppositori, ma è, non da oggi, una realtà il suo declino come dirigente sportivo

È possibile che Silvio Berlusconi esca dal prossimo turno elettorale meno ammaccato di quanto sperino i suoi oppositori, ma è, non da oggi, una realtà il suo declino come dirigente sportivo.
Presidente innovatore, competente e appassionato ha portato il Milan nella grande storia del calcio europeo, poi il fascino del potere politico lo ha coinvolto al massimo e già dagli Anni Novanta la minore attenzione alle vicende della squadra rossonera ha cominciato ad avere conseguenze, attenuate peraltro da un paio di grandi successi in campo internazionale. 
La conquista della Champions nel 2007 sarebbe potuta essere l’occasione per la rifondazione, invece il presidente ha continuato ad avallare le scelte di dirigenti e tecnici che oltre a riproporre un Milan spompato e vecchio ne minavano pure l’immagine con annunci roboanti di programmi di rafforzamento sempre finiti nel nulla perché le risorse finanziarie non erano adeguate alle esigenze di mercato di una grande società.
I grandi investimenti peraltro non erano più compatibili con il ruolo politico di Berlusconi e con la richiesta, comunque sensata e legittima, dei figli di non coprire ogni anno il passivo di gestione della squadra: siamo nell’ordine di parecchie decine di milioni.
Il passivo lo scorso anno è stato incrementato personalmente dal presidente, vedi vicenda Ronaldinho e Shevchenko, con esborsi che negli Anni Ruggenti egli non avrebbe nemmeno preso in considerazione.

La lontananza  del presidente dovuta all’impegno politico ha portato a una conoscenza indiretta e quindi non perfetta della realtà della squadra, realtà quasi sempre mediata da dirigenti e tecnici leali, ma che evidentemente pensavano di   governare al meglio il tramonto.
Si può accettare che il braccio destro di Berlusconi, Adriano Galliani, abbia commesso pesanti errori di valutazione nella gestione del patrimonio giocatori, ma è inspiegabile che non abbia avvertito la necessità della massima chiarezza nelle sue continue e spesso insopportabili invasioni televisive o nei tentativi di ammaestramento della carta stampata. Non è un caso che Galliani da tempo non riesca più a convincere con le sue favole i tifosi e che nei giorni scorsi uno dei migliori giornalisti italiani, Mario Sconcerti, abbia definito un problema le contraddittorie verità raccontate dal dirigente in TV.
Nella pania di questa mummificazione programmata che da parecchio lede immagine e vita del Milan non ci sono caduti tifosi e giornalisti, ma in qualche misura proprio il Numero Uno e per le ragioni che   conosciamo. Dallo scorso anno in più occasioni- vedi la telenovela Kakà, l’allontanamento di Ancelotti, il mancato rafforzamento della squadra, le toppate di mercato- se penso a Berlusconi  mi sembra di vedere in azione Gatto Silvestro: non ne azzecca una. L’ ultima, la peggiore è la leggenda del calcio europeo, il Milan, preso d’assalto come il supermarket delle grandi occasioni. Al presidente si può dire solo grazie se decidesse di   chiudere. Tanto più che è un personaggio che non ama le mediocrità. Quando ieri sera ha dichiarato che forse non sarebbe riuscito a trattenere Kakà a causa della grande offerta del Real Madrid ecco subito davanti ai miei occhi Gatto Silvestro che incerottato e spelacchiato se ne va con la parola “Fine” attaccata alla coda.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Giugno 2009
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