Pulizia nelle scuole superiori: le lavoratrici protestano, la cooperativa si difende
Si tratta delle dipendenti della cooperativa sociale Settelaghi onlus: "Ritardi nei pagamenti degli stipendi". La replica della ditta: "Mai fatto promesse e mai saltato un solo pagamento"
Una ventina di lavoratrici che protestano, la cooperativa che si difende assicurando il rispetto delle scadenze. Si tratta delle dipendenti della cooperativa sociale Settelaghi onlus, che gestisce in appalto (tra le altre cose) la pulizia degli istituti scolastici di Varese e Provincia. Una settantina di donne tra i diciotto e i sessanta anni, italiane e straniere, che lamentano il ritardo nel pagamento degli stipendi: in venti circa si sono presentate questa mattina nella sede della società in via Marsala a Varese, promettendo che non se ne andranno fino a quando non verranno pagate: «Ci avevano detto che i soldi sarebbero arrivati il 15, poi il 16, poi il 17, ma qui non si vede una lira – attacca Adele Rizzi, delegata dell’AlCobas Cub -. Noi abbiamo famiglie, mariti disoccupati, figli da sfamare. Capiamo il periodo di crisi, ma allo stesso tempo non vogliamo che ci si prenda in giro: oggi siamo in sciopero per rivendicare i nostri diritti. Se lo Stato non paga e l’impresa fa fatica, siamo sempre noi a soffrire». A spiegare la posizione della cooperativa Settelaghi è Alberto Bottigelli, collaboratore della presidente Augusta Lena: «Innanzitutto chiariamo che non abbiamo promesso il pagamento il 15, il 16 o il 17. Da sempre paghiamo gli stipendi tra il 15 e il 20 di ogni mese e nessuno può dire di vantare un centesimo di credito nei nostri confronti – spiega -. La cooperativa è attiva dal 1999 e ha circa 200 dipendenti. Nel settore pulizia siamo sottopagati: le tariffe sono ferme al 2004, ma gli istituti con tutte le restrizioni che hanno, ci erogano il 30/40 per cento in meno rispetto ai costi che dobbiamo sostenere. Noi, facendo i salti mortali e senza avere l’obiettivo di produrre reddito, finora siamo riusciti ad andare in pareggio. Ora la crisi generale ha portato nuove restrizioni che si riflettono su di noi: lo Stato paga in ritardo, le banche non fanno credito, per trovare il denaro per pagare i dipendenti facciamo sempre più fatica. Però ci riusciamo: ripeto, non abbiamo mai saltato un pagamento. Al massimo si sono verificati ritardi di una settimana. Ritardi che non dipendono da noi. È una situazione che si trascina da anni, cerchiamo di venirne a capo».
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