Tessile, Cgil “in trincea” nel Basso Varesotto
Ernesto Raffaele di Filtea-Cgil traccia un amaro e realistico quadro della situazione. Qua e là qualche spiraglio (gli ex della Magic vedranno finalmente la cassa integrazione), ma preoccupa i sindacati il "caso Giuseppe Tosi"; nè si intravede la fine del tunnel
Tessile fra tradizione e crisi, sindacato e padronato, diritti conquistati e perduti. È un amaro punto della situazione quello di Ernesto Raffaele, segretario Filtea-Cgil per la il basso Varesotto (Busto, Valle Olona, Saronno). Si accavallano notizie cattive e meno cattive, ma la sostanza resta quella di un settore profondamento segnato da una crisi durissima che si sovrappone ad uno storico declino accelerato dall’impatto della globalizzazione. Restando a Busto e dintorni, una novità cautamente positiva, un’analisi del momento e uno sfogo personale da ex operaio è quanto ci offre il sindacalista.
– Magic: la sospirata cassa integrazione è in arrivo. Una soluzione attesa da tempo per i restanti dipendenti della tintoria borsanese dichiarata fallita lo scorso dicembre, i quali non vedevano il becco d’un quattrino dall’estate scorsa, l’ultimo pagamento ricevuto risaliva infatti ad agosto 2008. La buona notizia viene dall’Inps che ha scritto ai 28 interessati (una manciata dei quali alcuni hanno nel frattempo trovato altro impiego) per annunciare che le spettanze, sui 750 euro mensili, potranno finalmente cominciare ad essere liquidate. Una boccata d’ossigeno per una ventina di famiglie, per quanto magra sia la cifra: si parla di lavoratori spesso non più giovani. Questo per la cassa integrazione straordinaria scattata con il fallimento: quanto a quella antecedente, a decorrere dall’aprile del 2008, anche qui il ministero dovrebbe provvedere quanto prima, riferisce il sindacalista, che ha seguito personalmente la vicenda e tiene a ringraziare il dott. Guenzani e il curatore fallimentare Alberto Ravetta per aver compreso la situazione dei lavoratori, «seguendoli dignitosamente». Altrettanto facevano frattanto gli uffici vertenze della Cgil, mentre, rincara Raffaele, nulla veniva fatto dalla proprietà: «zero, l’azienda era latitante». Resta da definire la questione dei TFR: priorità sarà data a coloro che si sono licenziati per trovare una nuova sistemazione, ma si cercherà di far avere a tutti il dovuto. E resta soprattutto l’esposto che Raffaele ricorda di aver presentato a gennaio a nome dei dipendenti della ditta fallita, denunciando presunte irregolarità nella gestione dei rapporti di lavoro. Ad ogni modo, alla fine della cassa integrazione straordinaria (17 dicembre prossimo), potrà attivarsi per i restanti ex dipendenti Magic la mobilità, per alcuni "scivolo" verso la pensione, per altri parentesi verso un futuro incerto.
– Tintoria Tosi: un "precedente pericoloso". La vicenda emersa negli ultimi giorni della tintoria G. Tosi, i cui lavoratori sono scesi in agitazione per la perdita della quattordicesima e il rifiuto da parte della proprietà della contrattazione collettiva, che si era sempre svolta negli anni precedenti, è emblematica. E rischia di farsi simbolo potente di lotta. A seguire i dipendenti sono Salvatore Minardi per la Filtea-Cgil e Maurizio Ferrari per Femca Cisl, ma Raffaele alla Tosi ha lavorato vent’anni («fino al 1996, sono un "distaccato" ma ancora ho lì dentro molti amici e colleghi di una vita») e ci tiene a dire alcune cosette. Innanzitutto bolla come «offensivo» il comunicato dell’azienda rivolto alla Rsu. «Parlano di "momento estremamente critico dell’economia mondiale". Sì, ma chi l’ha causato? I lavoratori, che lo pagano? O i manager? E chi paga: chi lavora o chi gestisce le aziende? Chiedete un po’ quanti fra i dirigenti industriali hanno sofferto sugli stipendi». Coscienza di classe applicata all’analisi dei rapporti di forza: certi schemi non cambiano mai. «Alla Tosi nessuno ci aveva mai regalato nulla, i nostri diritti ce li conquistammo in anni di lotte e contrattazioni. Ora si va a togliere ai dipendenti, a minare una storia sindacale. Chi entrerà in ditta da oggi lo farà con un salario "d’ingresso" da neanche mille euro…» Stiamo diventando i "cinesi" d’Europa? «Lo siamo sempre stati qui in Lombardia» si sfoga il sindacalista. «Nel caso della Giuseppe Tosi flessibilità e disponibilità sono già state concesse: ed ecco i risultati, cancellati anni di lotte per i diritti del lavoro. Non sputo nel piatto in cui ho mangiato, ma sono molto deluso di quanto accade. E non vorrei che ciò aprisse la strada ad altre situazioni del genere» aggiunge Raffaele, citando in modo per nulla tenero la recente linea confindustriale. Per ora i lavoratori della tintoria, circa 130, sono in agitazione a fine turno: non si escludono però ulteriori iniziative a venire di maggiore impatto e risonanza.
– La crisi del tessile: "ripresina" dove sei? «Si dice che ci siano segnali di ripresa. Sarà». Il rappresentante di Filtea è scettico quando la stampa locale lo interroga al riguardo. Se per gli industriali la crisi appare punto di partenza per riflessioni "rivoluzionarie" sul modello economico fin qui prevalente, anche per i lavoratori il tempo per meditare è purtroppo in aumento: a suon di casse integrazioni e aziende che chiudono. «Il campanello d’allarme è suonato a settembre» riassume Raffaele. «Il tessile era in crisi da anni, ma è lì che si è cominciato ad impennare il ricorso agli ammortizzatori sociali. Il culmine si è avuto a fine gennaio e in febbraio, e verò che da allora è un po’ sceso il dato complessivo, ma non è finita, assistiamo a un ritorno del fenomeno». La pila di richieste sul suo tavolo, spessa qualche centimetro, parla chiaro. E non mancano nomi di aziende legate ai massimi vertici delle categorie produttive: la crisi non guarda in faccia nessuno. «Già in autunno imprese in sofferenza denunciavano cali del 20 o 30% degli ordinativi, a Natale eravamo sul 50%, alcune ditte si sono ritrovate stroncate, con l’80% addirittura del proprio portafoglio ordini inaridito di colpo». Dalla Cgil regionale lanciano l’allarme: non bastano i soldi per le casse integrazione in deroga, quelle che interessano il settore artigiano. «Le risorse sono state messe, ma non sono ancora sufficienti» avverte Raffaele sulla base dei fatti e delle sue sensazioni "sul campo": e all’orizzonte ci sono le temute scadenze fiscali che molte ditte artigiane rischiano di non poter onorare. «Noi lo ribadiamo, qui e ora: questa crisi è stata causata solo dai signori della finanza, dai manager e dai dirigenti: a pagare però sono i lavoratori. Altro che quarta settimana, qui non si arriva a metà mese»: e in tanti sono già finiti nelle grinfie delle finanziarie.
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