Liquami nei lavandini, “Stato di calamità”
Richiesta di aiuti governativi da parte del sindaco. “Danni per migliaia di euro”
Fogne che strabordano da sanitari, tombini scoppiati, disagi alla circolazione delle auto. I danni causati dal maltempo nel Luinese sono stati elevati, tanto che il comune di Mesenzana ha chiesto «lo stato di calamità naturale» dovuto alle spese che dovrà sostenere per rimettere tutto a posto. Lo fa sapere il sindaco del paese alle porte di Luino che racconta come sono andati i giorni scorsi, quando un’acqua mai vista è scesa dal cielo e ha portato dalla montagna a valle fiumi di fango. «Il problema è che Mesenzana ha un sistema di sdoppiamento acque chiare/scure che altri paesi non hanno – spiega Alberto Rossi. Il risultato, però, è che una volta arrivati nel collettore di valle, i nostri scarichi non hanno trovato volumi, spazi, sufficienti per essere incanalati e portati nel depuratore di Voldomino. La causa risiede probabilmente nel fatto che altri paesi non si sono dotati di sistemi come il nostro, saturando la rete con quantità di liquidi eccessive». Diverse famiglie di Mesenzana, quindi, so sono viste tornate indietro le fogne, non solo dai sanitari, ma anche dagli scarichi dei lavandini. «Almeno 10 le famiglie di via Uberto che hanno subito questo grave problema – ha specificato il sindaco – e che hanno giustamente protestato in comune».
L’altro problema sono le camere in cemento dei tombini che corrono lungo la strada statale 394: «Sono letteralmente saltati, esplosi – spiega Rossi – e per risistemarli ci vorranno migliaia e migliaia di euro». Per questo il sindaco avverte di aver richiesto lo stato di calamità naturale alla regione e al governo: «da soli non ce la facciamo».
L’altro problema sono le camere in cemento dei tombini che corrono lungo la strada statale 394: «Sono letteralmente saltati, esplosi – spiega Rossi – e per risistemarli ci vorranno migliaia e migliaia di euro». Per questo il sindaco avverte di aver richiesto lo stato di calamità naturale alla regione e al governo: «da soli non ce la facciamo».
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