Tecnici di radiologia ancora sul piede di guerra

Lavorano a ritmi sostenuti, chiedono nuove assunzioni per coprire il servizio: "A volte per ogni tecnico ce ne vorrebbero due o tre per garantire il servizio".




Tecnici di radiologia ancora sul piede di guerra al Sant’Antonio Abate. I tecnici sanitari hanno scritto una lettera inviata tramite il sindacato SdL intercategoriale alla Direzione Generale dell’ASL di Gallarate per ottenere un incontro riguardante i problemi della sala operatoria. Fino ad oggi nessuna convocazione è stata fatta dall’azienda ospedaliera e ora il sindacato rilancia: «Vista la totale indifferenza ai problemi sopra esposti, siamo costretti ad agire con  delle forme di lotta adeguate».  

 tecnici di radiologia da tempo hanno sollevato la questione dei carichi di lavoro: per ora si sono impegnati in via provvisoria a coprire il turno di sala operatoria, in attesa dell’assunzione di sette nuovi colleghi.«Il Direttore Generale – spiega il sindacato di base- ha chiesto alla Regione nella figura del Dott. Carlo Brighina l’assunzione di questi tecnici tramite e-mail, ma, poi, non si è saputo più niente, il che è tutto dire…Ora il problema si è ingigantito, non c’è più bisogno di un solo tecnico, ma spesso e volentieri di due o tre, per coprire le sale operatorie di ortopedia, urologia e chirurgia». Per quanto il lavoro degli operatori sanitari sia spesso caratterizzato da ritmi molto elevati, la situazione al Sant’Antonio Abate sarebbe secondo i sindacati particolarmente pesante, con i tecnici impegnati a correre da un reparto all’altro per rispondere alle urgenze: «Quando un secondo o terzo tecnico è richiesto in sala operatoria, si risponde che l’addetto è impegnato in un’altra sala, ma se il medico insiste, il coordinatore invia un nuovo tecnico lasciando scoperta un’altra sala (quella delle urgenze interne o dei pazienti esterni). Il problema è ancora più grave durante la pronta disponibilità; qualora dovessero verificarsi tre o quattro urgenze contemporanee (torace a letto urgente, sala operatoria, tomografia computerizzata urgente, e politraumatizzato che necessita di radiografie urgenti) uno o due di questi pazienti potrebbero rimanere senza i necessari radiogrammi».La situazione è stata esposta già in passato in una riunione con l’Azienda, ma fino ad oggi non è cambiato granché. Anzi: le dimissioni di un tecnico e il trasferimento di un secondo hanno reso più difficile il lavoro degli operatori. «E’ stato lodevole che ad alcuni di loro sia stata impartita la formazione sulla nuova apparecchiatura da utilizzare in sala operatoria e che sia stato istituito un progetto obiettivo (di libera professione in nostra presenza non si è mai discusso) su tale argomento. Ma questo non basta».

Facendo una analisi della situazione, emerge che non si tratta solo del numero degli operatori disponibili, ma anche di un eccesso di prestazioni non urgenti. «Per quanto riguarda la pronta disponibilità da uno studio sulle chiamate notturne si desume che il 74,4% delle richieste sono codici verdi (prestazioni differibili), il 4% sono codici bianchi (prestazioni soggette a pagamento ticket) e il 9,6% non presentano codice. Si potrebbero, in definitiva, eseguire solo il 12% delle prestazioni notturne richieste». Un problema, quello delle prestazioni non urgenti, comune anche ad altri ambiti dell’ospedale, in primo luogo il pronto soccorso.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Luglio 2009
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